mercoledì 4 gennaio 2012
Egli riserva ai giusti la sua protezione, è scudo a coloro che agiscono con rettitudine, vegliando sui sentieri della giustizia e custodendo le vie dei suoi amici.
(Pr 2,7-8)

«Benedetto sei tu, Signore, scudo di Abramo». Il pio Ebreo così inizia il giorno, la preghiera scioglie, al sorgere del sole, un grazie al Signore degli eserciti, per la potente Alleanza, principio di un popolo santo che resta tale nei santi padri Abramo, Isacco e Giacobbe. «Nostro scudo e scudo dei nostri padri, tu che rendi salda la nostra speranza in ogni generazione e per sempre». Scudo di Abramo, padre dei popoli, che forte di una chiamata poteva permettersi di parlare con il Totalmente Altro e rimanere vivo: «Mio Signore Dio, che mi darai?» (Gn 15,2). «Non temere, Abramo. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande» (Gn 15,1). Scudo di ogni vivente che agisce con rettitudine, garanzia per chiunque pratichi la giustizia. Il Dio degli eserciti non abbandona i suoi e rende possibile il sogno di un mondo rinnovato dove i suoi amici, forti di Lui, sappiano raccontare la misericordia, la compassione, il perdono. Scudo che protegge dagli infortuni delle ore, che si frappone tra il protetto e il suo aggressore. Scudo che illumina, custodisce, protegge, roccia di difesa per ogni giorno, per tutta la vita: «Mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza» (Sal 18,3).
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