Per l'alimentare le vendite sono stagnanti. Però il biologico fa +20%
domenica 18 giugno 2017
Gli italiani consumano meno pasta ma più prodotti biologici. È uno degli aspetti più curiosi dell'istantanea che è possibile scattare mettendo in fila alcuni dei dati statistici resi noti in questi giorni. Si tratta di una situazione che spiega ampiamente l'eterogeneità del mercato alimentare che, fra l'altro, pare stia dando timidi segni di ripresa.
Stando alle ultime analisi di Nomisma su dati Nielsen, rilanciate da Alleanza delle Cooperative Alimentari, il settore biologico sarebbe in controtendenza rispetto al comparto agroalimentare italiano: se nel 2016 il settore food ha registrato una sostanziale stagnazione rispetto al 2015, il biologico avrebbe invece fatto registrare un +20% delle vendite nella Grande Distribuzione Organizzata e un +15% di acquisti nei negozi specializzati. Mentre il numero di famiglie che acquistano prodotti biologici almeno una volta l'anno è in forte aumento: dal 55% del 2013 al 74% del 2016. Per questo le coop alimentari vogliono uno spazio maggiore nella partita. Che il mercato del biologico sia ormai miliardario e appetibile, lo si è d'altra parte compreso più che bene dopo l'acquisto da parte di Amazon della catena di supermercati specializzati Wholefoods. Più in generale, Coldiretti ha sottolineato che questo comparto vale, a livello mondiale, 81,6 miliardi di dollari e che l'Italia è al primo posto in Europa con 60mila imprese.
L'alimentare non è ovviamente tutto biologico. Così come non è tutto fatto da prodotti a denominazione di origine. Ma in ogni caso sta riservando altre sorprese. Diminuisce, per esempio, il consumo di pasta secca. L'alimento forse principale, o comunque quello più amato dagli italiani, nel primo trimestre di quest'anno ha visto scendere gli acquisti del 3%. E' quanto emerso da una indagine di Coldiretti sulla base di dati Ismea in occasione della diffusione dell'Indagine Doxa per Aidepi. Non c'è dubbio, gli spaghetti e affini rimangono comunque l'alimento preferito da consumare ogni giorno dal 46% degli italiani. Ma una ruga è apparsa in questo alimento. Ancora prestissimo per parlare di un cambio di abitudini, ma comunque un segno di scelte che, pur rimanendo radicate nella tradizione, cambiano. Così come, forse, cambia l'andamento generale dei consumi alimentari nazionali. Sempre secondo Ismea, dopo una serie di segni meno nel 2016, la spesa delle famiglie per gli acquisti agroalimentari ha registrato un'inversione di tendenza nel primo trimestre 2017: a fare da traino però sono stati i prodotti confezionati (+1,6%), non quelli freschi che ormai però incidono sul carrello della spesa per meno di un terzo.
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