venerdì 9 agosto 2013
Mentre in Giudea infuriava la guerra tra i romani e gli zeloti, un semplice studioso, Johannan ben Zakkai, uno dei leader della comunità dei farisei, riuscì a far rinascere dalla catastrofe l'ebraismo e a salvarne la continuità, sia pure trasformandolo radicalmente da culto fondato sul sacrificio nel Tempio a culto centrato sulla lettura e la trasmissione della parola di Dio. Secondo la leggenda, ché ben poche e più tarde sono le fonti storiche che ne abbiamo, il rabbino durante l'assedio di Gerusalemme fu trasportato dai suoi discepoli nascosto in una bara fuori dalla città, parlò con il generale Vespasiano e predicendogli il trono riuscì ad ottenere il suo assenso alla fondazione di una scuola rabbinica nella città di Yavne. Da quella scuola sarebbe risorto l'ebraismo. Di questo rabbino, avverso agli zeloti e favorevole al compromesso, abbiamo un bel ritratto letterario che ci consola almeno un poco della mancanza di altre fonti. Lo ritrae Lion Feuchtwanger, un romanziere tedesco degli anni Trenta autore di una bella e purtroppo dimenticata biografia in tre volumi di Giuseppe Flavio: «un giudeo vecchissimo, molto piccolo, molto ragguardevole, i cui occhi azzurri spiccavano con strana freschezza nel suo volto tutto rughe incorniciato da una barbetta stinta».
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