domenica 11 marzo 2012
La sua compagnia non dà amarezza, né dolore la sua convivenza, ma contentezza e gioia (Sap 8,16).I guai della vita si presentano all'improvviso e non di rado chi da essi è visitato, sconvolto dal dolore, cala sulla scena dell'evento l'eterna domanda: «Perché?». Parola capace di racconto, frontiera di senso per chi senso non trova. Esperienza aperta all'umano senza eccezione, senza privilegi per nessuno. Investigato il cuore se per colpa o sciagurata storia del passato oggi il presente è avvertito avverso, si chiede all'Alto ragione della sofferenza. «Perché?». Parola complessa che apre a un mondo di significati inespressi, spazio immenso in cui viaggia il cuore e la mente indaga l'origine e il presupposto della vita. Un Dio buono può costringere la storia al dolore? Può permettere che il frutto del suo seno si perda nella sofferenza? «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato», ancora il servo pronuncia attesa di risposta. Nel cuore dell'uomo alberga la domanda di senso ma è proprio in quella sofferta ricerca che è possibile scorgere la luce. La compagnia di Dio, dentro, è via per superare l'amarezza, il dolore resta tale e la sua avventura non risparmia il giusto. Ma Dio, il mio Dio, aspetta sull'uscio di ogni evento e mi viene incontro per stringermi al petto, per accarezzare d'amore ogni storia. Se anche andassi per valle tenebrosa resta al mio fianco, il mio Pastore.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI