Ogni vent'anni una moda in filosofia: i non professionisti cosa dicono?
sabato 24 marzo 2012
Per quanto riguarda la recente riscoperta filosofica che la realtà esiste, mi si permetta di non applaudire. Nel corso di una lite in famiglia, padri e figli del Pensiero Debole (Vattimo e Ferraris) si sono contrapposti sul loro primo comandamento: quello secondo cui non ci sono fatti ma solo interpretazioni. A volte, il non professionista della filosofia si chiede se i filosofi siano abbastanza filosofici. Mettendo da parte le mode culturali (alle quali non sono insensibili le discipline nobili), sorvolando sulle differenze di carattere, sulle rivalità e le carriere degli intellettuali, l'impressione è che i sistemi di pensiero e le teorie facciano male alla conoscenza. Il procedimento insidioso ma molto praticato è più o meno questo: si trova che una cosa è vera, la si isola dal suo rapporto con il contesto di tante altre cose, e infine ci si costruisce sopra una teoria. I fatti esistono: allora perché (pensa un filosofo) non costruire una teoria secondo cui solo i fatti esistono mentre i pensieri, le emozioni, i sogni, i miti, i progetti, le utopie, le fedi, le interpretazioni sono irreali? No, le interpretazioni esistono, eccome: perché allora (pensa un altro filosofo) non costruire una teoria secondo cui ci sono solo interpretazioni e i fatti non sono niente?L'una e l'altra teoria durano circa venti anni (è la vita media di una moda nell'alta cultura): poi le parti si invertono. C'è chi riscopre la realtà e chi riscoprirà le interpretazioni. Già al liceo, lo studente scettico si chiedeva come mai nella storia della filosofia non si fa che mettere in piedi sistemi che sistematicamente vengono superati da quelli successivi. Non si smetterà mai di discutere. Questa per fortuna è una specialità dell'Occidente. Eppure ci sono filosofi orientali che hanno detto da secoli che la coscienza è un elemento costitutivo della realtà, le due cose non si separano mai e chi le separa fa giochi di parole, dimezzando il significato di ognuno dei due termini per contrapporlo all'altro.
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