Nella voce dei poeti cent'anni si consumano in un'ora di trincea
venerdì 23 gennaio 2015
Bella certo non può essere, la poesia di guerra. È scritta da menti stravolte dalla sofferenza, dalla paura, dalla rassegnazione. Menti stremate, disperate. Perciò, più che poesie quelle scritte in guerra somigliano a referti clinici. In guerra si scrive male. La guerra moderna è sempre meno esperienza e sempre più percezioni veloci e violente. Lucidità, rabbia, nostalgia, commozione fraterna, puro vuoto, squallore e disgusto. L'antologia curata da Andrea Amerio e Maria Pace Ottieri per Nottetempo, La guerra d'Europa 1914-18 raccontata dai poeti (pagine 272, euro 15), contiene una selezione essenziale, esemplare di testi, una cinquantina di poeti molti dei quali famosi: Yeats, Apollinaire, Trakl, Mandel'štam, Majakovskij, Brecht. Ma anche, meno prevedibili, Thomas Hardy, Joyce, Karl Kraus, Karl Liebknecht. Gli italiani sono D'Annunzio, Marinetti (diversamente e deplorevolmente retorici) Jahier, Saba, Rebora, Sbarbaro, Ungaretti (fra i più disarmatamente umani e naturalmente morali). L'ultima poesia antologizzata è un meritato insulto a D'Annunzio esteta della guerra e l'ha scritta il ventenne Hemingway: «Capito il figlio di puttana? / Mezzo milione di mangiaspaghetti morti / E lui se ne fotte». La sola donna, Anna Achmatova, nel giorno dell'ultimatum austriaco alla Serbia che dette inizio alla guerra, scrisse una poesia che si apre così: «Invecchiammo di cent'anni, e accadde / in un'ora soltanto».Fu la prima guerra moderna. Venne raccontata da Erich M. Remarque, Emilio Lussu, Hemingway. Ma raccontarla in poesia era insieme più facile e quasi impossibile. Quando non sono impostate retoricamente come discorsi, la maggior parte di queste poesie somigliano a lettere o appunti di diario. Uno dei testi più freddamente elaborati e compiuti è la Leggenda del soldato morto di Brecht, una ballata funebre beffarda. Il povero soldato muore, ma la cosa non piace e viene rispedito al fronte: «il Kaiser la prese assai male / E disse Così non va / Morire con tanto anticipo / È un atto di viltà […] I medici lo visitarono / Come se fosse vivo / E dissero bah, non ha niente / È solo un lavativo».
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