Nel tempo della prova
sabato 22 febbraio 2025
Un periodo di persecuzione non è certo un tempo propizio alla felicità, lo sappiamo bene. Sarà questa la ragione per cui san Pietro, scrivendo a cristiani sottoposti ad attacchi ingiusti, si astiene dall’affrontare la questione della felicità? Al contrario: Pietro li incoraggia a non lasciare che i loro persecutori abbiano la meglio su tutta la linea e li privino anche della felicità, e a reagire raddoppiando i loro sforzi nel bene. Perché, spiega, «chi potrà farvi del male, se sarete ferventi nel bene? Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi!» (1Pt 3,14). Paradossale beatitudine, dato che nessuno prova piacere a soffrire, nemmeno per la giustizia! Ma Pietro non intende affatto negare o minimizzare il male causato dai persecutori: la felicità del cristiano non consiste nel guardare altrove, nel far finta di niente quando gli fracassano le ossa. Essa consiste piuttosto nel saper resistere all’effetto moltiplicatore del male: il mio persecutore mi avrà fatto un danno infinito se sarà riuscito ad accendere in me l’odio e l’ira, se mi avrà distolto dal mio desiderio di fare il bene. I tempi di prova sono senza dubbio quelli in cui più bisogna fare attenzione a sé stessi. Davanti alla caduta dell’Impero romano, sant’Agostino dirà a sua volta: «Smettete di dire che i tempi sono cattivi, perché i tempi siamo noi: siate buoni e i tempi saranno buoni». © riproduzione riservata
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