giovedì 25 settembre 2014
«Ho l'impressione che questa generazione stia perdendo la nozione di che cosa significhi narrare. Raccontare una storia non è più l'obbiettivo principale o lo stimolo più importante. Io credo invece che il dovere di un regista sia soprattutto di avere qualcosa da dire: avere il desiderio di raccontare una storia». Wim Wenders, in un'intervista, risponde alla domanda sulle nuove generazioni di aspiranti registi e sulla sua esperienza di insegnante di cinema. Arte di cui è uno dei grandi maestri, affermatosi negli anni Settanta, autore di film da subito memorabili. Quando, riferendosi ai registi della generazione successiva lamenta la mancanza di storie, sa quel che dice: è autore di opere magistrali, il suo Il cielo sopra Berlino è una delle storie più belle mai concepite da un poeta. L'affermazione vale per il cinema, e quindi per la vita. Ogni visione, accadimento, intuizione, cerca una connessione con il tutto. Cercare una storia significa cercare un senso. Credere in un senso. Fare senso. Per questo l'uomo ascolta, sin dalle origini. Ascolta il poeta che canta, modulandole, storie. Legge i resoconti di avvenimenti storici, che divengono storie. Interpreta la realtà quotidiana tramutandola in successione di storie. La realtà è resa credibile solo dal suo racconto.
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