Morin e l'urgenza del senso della vita
venerdì 25 settembre 2020
Ormai quasi centenario, Edgar Morin è dagli anni Cinquanta uno degli intellettuali francesi più attivi e impegnati. Forse perché è professionalmente un sociologo e quindi non può prescindere dai dati empirici e dalla ricerca sul campo, il suo stile di pensiero ha evitato gli estremismi teorici di autori un po' più giovani e a tutti i costi brillanti e provocatori come Gilles Deleuze, Michel Foucault, Jacques Derrida e Jean Baudrillard. Con la sua lunghissima carriera alle spalle, Morin si permette giustamente di compiere incursioni in quel territorio mille volte esplorato e pure sempre nuovo che è la filosofia della vita, l'etica sociale, l'autobiografia intellettuale e la ricerca della saggezza. In un saggio sugli intellettuali pubblicato nel 1960 sulla rivista “Arguments” (a cui collaborò anche Franco Fortini) Morin scrisse di riconoscersi “intellettuale di sinistra” ma che, nello stesso tempo, contestava l'intellettuale di sinistra, la sua “arroganza idealistica” (derivata dall'illuminismo settecentesco) e il suo “masochismo pragmatistico” (che gli impedisce di pensare liberamente quando si tratta di proletariato e di marxismo, cioè di appartenenza allo schieramento di sinistra). Esce ora, prontamente tradotto da Cortina, il suo pamphlet Cambiamo strada. Lezioni del coronavirus (pagine 124, euro 11,00), da preferire a tante e troppe pubblicazioni sullo stesso tema. Dopo un interessante preambolo autobiografico, compaiono queste parole: «Mai siamo stati reclusi fisicamente come nel confinamento, e tuttavia mai così aperti al destino terrestre. Siamo condannati a riflettere sulle nostre vite, sulla nostra relazione con il mondo e sul mondo stesso. Il post-coronavirus è inquietante quanto la crisi stessa. Potrebbe essere sia apocalittico sia portatore di speranza (…) per una rigenerazione della politica, per una protezione del pianeta e per una umanizzazione della società, è tempo di cambiare strada». Ma da dove cominciare? La prima lezione del libro si apre con un interrogativo a cui spetta un'ovvia ma assoluta priorità: «Come vivi?». È diventato urgente chiederselo ogni giorno e ogni giorno rispondere. Dovrebbero farlo i politici, gli scolari e gli studenti, i professionisti di ogni tipo e infine tutti. C'è bisogno di una nuova autocoscienza. Nessun cambiamento è mai nato se non da una nuova consapevolezza dei presupposti e delle conseguenze del nostro modo di vivere. Queste pagine di Morin sono un utile vademecum.
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