Moda per moda, l'analogico è meglio dell'euforia digitale
venerdì 27 aprile 2018
In questa stessa rubrica, la settimana scorsa, notavo lo strano ma non raro caso dei repentini ripensamenti e delle svolte di opinione a proposito di mode e dogmi culturali. Finalmente, per esempio, si cominciava a notare che la ricerca scientifica, con le sue applicazioni tecnologiche socialmente epidemiche, non può rispondere solo alla propria logica, deve rendere conto alla società di cui cambia o rivoluziona la vita. Se esaltiamo (in teoria) le istituzioni democratiche che permettono di controllare e orientare le decisioni che riguardano la collettività, perché mai gli scienziati dovrebbero ubbidire solo all'etica interna alla propria comunità o corporazione? Se ne parlò molto dopo l'invenzione e l'uso, dal 1945 in poi, delle armi atomiche. Oggi microbiologia e manipolazione genetica sembrano intoccabili e indiscutibili. Tutti gli esseri viventi, esseri umani compresi, sembra che ormai possano essere visti come materiale per esperimenti di laboratorio. Deleghiamo agli scienziati il senso della vita. Chi obietta è giudicato un tradizionalista retrogrado nemico del progresso e del felice futuro che ci aspetta... La scienza e l'industria che userà le sue scoperte per fare affari, meriterebbero un più attento giudizio e controllo. Ora, sorprendentemente, è arrivata un'altra scoperta dell'ombrello: forse il mondo digitale e digitalizzato, con miliardi di individui occupati ininterrottamente da display e tastiere, non è il migliore dei mondi possibili. L'ultimo risveglio da registrare, fra i tanti, è quello del giornalista canadese David Sax che sul New York Times dice che «our love affair with digital is over», la nostra storia d'amore con il digitale è finita (sull'ultimo numero di Internazionale con il titolo “La rivincita dell'analogico”). Sax dice di essere stato entusiasta del suo primo smartphone che oggi, invece, non vede l'ora di spegnere per starsene un po' in pace: «In molti abbiamo creduto che il digitale potesse rendere tutto migliore [...] abbiamo scambiato la nostra dipendenza per amore». E aggiunge: «La mia infatuazione per la tecnologia digitale è finita, e so di non essere solo». Oggi è «crescente la sfiducia nei confronti dei computer, da parte sia dei singoli sia della società». Perché? Ma perché l'analogico, «anche se più scomodo e costoso delle sue alternative digitali, offre una ricchezza di esperienza che è impossibile ricreare attraverso uno schermo». Insomma: «chi stringe in mano una penna» è più libero, risparmia tempo e la sua creatività è stimolata. Sarà anche un'altra moda, ma la preferisco alla precedente. Non dà assuefazione e è più economica.

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