venerdì 17 maggio 2019
Penso alla testimonianza umana, ma anche sociale e politica, del progetto artistico che la coreografa francese Nadia Vadori-Gauthier sta realizzando dal 14 gennaio 2015, una settimana dopo gli attentati di Parigi. Ogni giorno, senza eccezione, ovunque si trovi, Nadia interrompe la sua attività, mette la fotocamera su un treppiede e, per un minuto, danza. Il suo progetto ha preso un titolo che prende le mosse da questa letteralità: Une minute de danse par jour. E ha scelto come motto una frase di Friedrich Nietzsche: «Conta per perduto il giorno senza danza».
Che differenza apporta un minuto di danza? Nessuna, in apparenza. Non cambia il mondo, con la sua tesa forma affannata, la sua ferrea marcia. Eppure la coreografa crede che, ripetendo con deliberata fedeltà il medesimo gesto, si può ottenere l'effetto della goccia d'acqua di cui parla un antico proverbio cinese: «Goccia dopo goccia si scava la roccia». Per questo così spiega: «Volevo agire assegnandomi un'azione quotidiana piccola ma reale e ripetuta, un lavoro che operasse come una poesia in azione, mettendomi davvero in gioco… Danzo ogni giorno, senza altre armi se non la mia sensibilità, per non cedere all'anestesia, alla paura e all'immobilismo, creando relazioni con gli altri e con l'ambiente».
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