mercoledì 30 giugno 2021
«Passammo l'estate su una spiaggia solitaria E ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto. E sulla sabbia un caldo tropicale dal mare Mare mare mare voglio annegare Portami lontano a naufragare
Via via via da queste sponde Portami lontano sulle onde». Quando lo ascoltavamo in macchina ci faceva volare nei pomeriggi ubriachi d'estate e di gioventù. Visioni e melodie senza aggressività, già placate, planate su praterie d'assoluto, prive d'ansia, lucide, ironiche. Superate le sfide adrenaliniche di Emozioni in cui Lucio Battisti invitava a provarci, a vedere cosa potesse succedere, guidando «a fari spenti nella notte». Battiato è un nobile signore, sempre figlio, casto e gentile anche quando deve colpire il ventre dell'ipocrisia, i grumi delle bassezze umane: «Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere di gente infame che non sa cos'è il pudore». Senza retorica, né toni apocalittici ma con dolore: «me ne vergogno un poco e mi fa male vedere un uomo come un animale». Capace e bisognoso d'immensità, di sguardi universali, di rendere sublimi - inanellandole - le musiche balcaniche coi valzer viennesi che si rifrangono, come un eco d'onde, sulla riviera romagnola. Vastità di vedute, canto all'armonia, naufragio in eterne, celesti lontananze.
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