giovedì 11 dicembre 2014


Era alta 1 metro e 50, corpo esile, capigliatura castana, si
chiamava Lucia. Non fu figura inventata dalla Chiesa, per far piacere ai bambini
in quelle aree del mondo dove lei porta i regali: Santa Lucia è esistita
veramente. Il suo corpo riposa a Venezia, ma la sua fama gira in tutto il
mondo. Anche nella Svezia progressista, la festa di Santa Lucia, è tra le più
attese del periodo natalizio. Le ragazze si vestono di bianco e si adornano il
capo con una corona di sette candele. La santa è nota per gli occhi che ostende
in un piattino, ma in realtà Lucia morì di spada conservando perfettamente la
vista. Ma allora perché quegli occhi sul piatto offerti ai fedeli in ogni
affresco, tela o statua che la rappresenti? Impressionano, ad esempio, gli occhi
fioriti sopra uno stelo, della Santa Lucia di Francesco del Cossa del 1472. Impressionano
perché ti guardano fissi come aspettando qualcosa. Una medesima sensazione ce
la offre un altro artista duecento dopo, Francesco Furini nel 1646. La sua
Lucia ci volge proprio le spalle e, se da una tal postura intuiamo la forza
prorompente della sua bellezza, da quello che ci offre, i suoi occhi nel calice
appunto (gli unici che ci guardano), siamo riconsegnati alla sensazione di
essere attesi. In realtà è Lucia ad aspettare che noi si apra gli occhi. Abbiamo
lo sguardo così abituato ai misteri del Natale, per i quali lei ha dato la
vita; abbiamo una così bassa concezione per la verginità e ci pare così
scontata quella libertà di cui godiamo, mentre per tutto questo Lucia fu
uccisa, che ella non può che desiderare il nostro risveglio. La storia della
martire sembra una cronaca dei nostri giorni: avendola scoperta cristiana e
determinata a rinunciare al matrimonio per consacrarsi a Dio, il fidanzato la
denuncia.Seguono minacce e torture: vogliono avviarla alla prostituzione, ma
lei diventa pesante come un macigno; la condannano al rogo, ma le fiamme la
risparmiano; alla fine la uccidono trapassandola a fil di spada. E quando cessa
la sua vita, inizia la sua fortuna. Ecco perché Francesco della Cossa le mette
gli occhi-germoglio fra le dita! Sì, una nuova vita germoglia, ogni qualvolta
la si perde per Cristo e per la sua Verità: ecco il dono di Lucia! La corona
con sette candele delle giovani svedesi ricorda la sua carità: Lucia scendeva
nelle catacombe a curare gli infermi recando una luce sulla testa per poter
camminare nel buio. Forse per questo lei nasce al Cielo nel giorno più corto
dell’anno, per essere una luce nella notte del mondo. Siamo un po’ meno a
disagio, ora, di fronte agli occhi-germoglio della Santa, ora sappiamo perché
ci guardano: che si possa incominciare a vedere, nonostante si viva nel periodo
più miope della post modernità. Che germogli in noi uno sguardo nuovo per
riconoscere la via. Che Lucia ci possa guidare verso la vera Luce, quella che
apre all’intelligenza delle cose, quelle del Natale che rischiamo di non più riconoscere.Immagini: Francesco del Cossa, Santa Lucia (dal Polittico Griffoni), 1472-1473 tempera su tavola 79 cm × 56 cm  National Gallery of Art, Washington>
>Furini Francesco, Santa Lucia, 1630 – 1646, olio su tela, cm 68,5 x 51,8. Galleria Spada, Roma     >


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