giovedì 3 agosto 2017
Se Viaggio al termine della notte di Céline rappresenta a mio avviso il miglior romanzo sulla prima guerra mondiale, un'opera con una lingua potente inventata da un autore che come diceva lo scrittore Sergio Ferrero è stato formidabile ma in tanti aspetti della sua esistenza si è mostrato ripugnante, Educazione europea ne è il corrispettivo per quanto riguarda la seconda. Anche Sartre la pensava così. Romain Gary lo scrive durante gli anni del conflitto, durante il quale dà prova d'eroismo come aviatore meritando la Legion d'Onore da parte di De Gaulle. Uscito nel 1945, prima in traduzione inglese e poi in Francia, in Italia è apparso nel 2006 da Neri Pozza, editore che ha il merito di aver riscoperto Gary nel nostro Paese pubblicando tutte le sue opere. Scrittore e diplomatico di successo, era nato in Lituania nel 1914, figlio di un'attrice ebrea russa fuggita in Francia negli anni della Rivoluzione e di quello che con Rodolfo Valentino era considerato la più celebre vedette del cinema muto di quei tempi. Nel dopoguerra divenne uno scrittore famoso e vinse il premio Goncourt nel 1956 con Le radici del cielo riuscendo a ripetersi nel '75 con La vita davanti a sé, uscito con lo pseudonimo di Emile Ajar col quale si fece beffe della critica letteraria d'Oltralpe.
Educazione europea racconta le vicende di un gruppo di partigiani polacchi che lotta contro i tedeschi subito dopo la battaglia di Stalingrado. Nascosti in una foresta nei dintorni di Vilnius, questi resistenti si inventano la figura del leggendario Nadejda, allo scopo di ingannare i nazisti e creare un mito che potesse incoraggiare tutti gli altri combattenti contro Hitler. Uno dei protagonisti è il giovanissimo Janek, che a soli 14 anni si rifugia nella foresta ed entra nel gruppo. La sua “educazione europea” non avviene dunque come per altri giovani a scuola o all'università «che sono state la culla della civiltà, ma a quella che ci viene impartita adesso: i plotoni d'esecuzione, la schiavitù, la tortura, lo stupro, la distruzione di tutto quello che rende la vita bella. È l'ora delle tenebre». Le violenze commesse dalle truppe tedesche trovano spazio ampiamente in un'opera che però rivela immediatamente un'impostazione singolare: oltre a descrivere le atrocità del nazisti, Gary non nasconde le malvagità compiute dai partigiani stessi, come l'uccisione di un giovane disertore tedesco che si era loro consegnato. Ha spiegato bene la visione di Gary il filosofo e storico Tzvetan Todorov: «Sarebbe troppo semplice se il male fosse racchiuso nei nazisti. La scoperta che Gary ha fatto al momento della guerra è ben più grave: comportandosi come fanno, i nazisti rivelano un aspetto di tutta l'umanità, anche di noi. Vincere questo male è ben più difficile che trionfare sui nazisti».
Per Gary, in poche parole, anche i vincitori non sono mai immuni dal commettere ingiustizie. Come afferma lui stesso: «Ci sono solo i tedeschi. È qualcosa che si insinua dappertutto, da sempre, nell'umanità. Quando si avvicina troppo, quando penetra in voi, l'uomo diventa tedesco anche se è un patriota polacco». Mentre scrive quelle pagine sta lottando egli stesso con tutte le forze per cacciare dall'Europa l'incubo del Terzo Reich, eppure non ha alcuna remora a denunciare che se il male nel corso del '900 ha preso il volto della barbarie nazista, esso può sempre ritornare. Lo chiarirà in un altro romanzo in parte dedicato alla Resistenza, Gli aquiloni: «Il bianco e il nero, se ne ha abbastanza. Il grigio, c'è solo questo di umano». A voler significare ancora una volta che pure chi si è posto nel campo della battaglia contro il male non deve ritenersi «l'incarnazione definitiva del bene», anzi può ricadere negli stessi errori.
Ma di Gary voglio infine ricordare La promessa dell'alba, un altro capolavoro che è un omaggio alla madre e ai valori femminili. Dolcezza, tenerezza, compassione, rispetto per la debolezza, non violenza sono per lui incarnati al meglio dalla donna ed esprimono la piena umanità. E coincidono con i valori cristiani. Pur essendo agnostico, Gary ammirava enormemente Gesù: «Per la prima volta nella storia dell'Occidente un uomo ha osato parlare come se vi fosse maternità» (La notte sarà calma).
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