mercoledì 1 giugno 2016
«Lo maggior don che Dio per sua larghezza fesse creando e a la sua bontate più conformato e quel ch'e' più apprezza, fu de la volontà la libertate; di che le creature intelligenti, e tutte e solo fuoro e son dotate» (Paradiso V,18-21). Beatrice “canta” questa solenne parola sulla libertà della volontà umana. Ciò che nella dottrina cattolica si traduce in “libero arbitrio” è dote delle creature intelligenti, frutto di quella generosa bontà che Dio stesso più apprezza. La vita umana appare, da queste stupende parole, come un immenso giardino dove la libertà è la possibilità di abitarvi senza essere schiavi di nessuno. Libertà di decidere e agire come si creda e come si voglia, in un mondo che può essere cambiato, trasformato, migliorato. Una libertà donata, tuttavia, nella responsabilità verso la vita comune. Che non coincide con una serie di doveri del singolo dinanzi a un Codice, religioso o laico che sia, ancorché di diritti altrettanto individuali. Forse per questo sempre più i ragazzi desiderano legami e non la “libertà”. «Libertà, parità e fraternità», traduce Silvano Fausti le tre parole della Rivoluzione Francese. «Pongo prima la fraternità. Senza la quale il resto è vacuità» (Lettera a Voltaire. Contrappunti sulla libertà). Un'idea illuminata e liberante.
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