venerdì 7 giugno 2002
Nelle grandi cose lo spirito è niente senza il cuore. Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce. Il cuore ha le sue prigioni che l"intelligenza non apre. La solennità del S. Cuore di Gesù ci offre l"occasione per riflettere su questa realtà simbolica che va ben oltre il muscolo cardiaco e si attesta in una fondamentale esperienza umana di conoscenza e di vita, quella dell"amore. Abbiamo fatto sfilare in apertura tre diversi personaggi, invitandoli a parlarci di questo simbolo. Il primo è un uomo politico ed ecclesiastico francese, il cardinale di Retz , vissuto nel Seicento. Se non c"è amore, passione, creatività - egli ci ricorda - non si riescono a compiere le grandi cose. Il mero calcolo, la pura razionalità, la fredda previsione non sono sufficienti a creare un"opera alta e grandiosa. Ecco, allora, la celeberrima considerazione dei Pensieri del filosofo Blaise Pascal. Il cuore è, sì, distinto dalla ragione, ma non è - come spesso si dice - cieco (lo è, come accade anche alla ragione, quando eccede e degenera). C"è una "logica" d"amore che non coincide con quella razionale ma che ha una sua coerenza. Pensiamo a quelle parole paradossali di Gesù: «Non c"è amore più grande di colui che dà la vita per la persona che ama». È un atto "irrazionale" secondo la ragione ma è pieno di senso e di gioia in chi sa che cosa significhi il vero amore. Ma dobbiamo concludere con la terza frase dello scrittore francese Marcel Jouhandeau (1888-1979): anche il cuore ha le sue prigioni oscure ove non può entrare nessuna luce e ove può mancare l"aria e si può piombare nella follia e nella morte.
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