domenica 18 marzo 2007
Se il nostro destino è segnato dalla sofferenza, è però pur vero che abbiamo il diritto di sorridere per le piccole cose. Acquista un sapore particolare questo consiglio così semplice se si conosce la storia tragica di chi ce lo rivolge. Sergej A. Esenin, straordinario poeta russo, si tolse infatti la vita impiccandosi in una stanza d'albergo a San Pietroburgo nel 1925, lasciando poche righe poetiche su un foglio di carta, righe scritte intingendo la penna nel suo sangue. Egli non aveva ancora trent'anni. Una parabola indiana afferma che anche l'uomo che è aggrappato a un arbusto che sta per cedere sull'orlo di un baratro non può far a meno di guardare una fragola rossa che si
offre gustosa ai piedi di quell'arbusto. Anche Qohelet, sapiente biblico amaro e sconsolato, non esita a ripetere per ben sette volte nel suo libretto la necessità di assaporare le piccole cose della vita (si legga, ad esempio, 9, 7-9). Anche nell'esistenza più cupa si apre ogni tanto un piccolo squarcio di luce; anche in mezzo al deserto dell'infelicità si incontrano le piccole oasi di quiete; anche in un mare di lacrime viene il momento del sorriso. Io, però, vorrei mettere l'accento su quelle «piccole cose». Sì, perché noi spesso siamo convinti che la vera soluzione ai nostri problemi sarebbe in un evento clamoroso o in un atto solenne che tutto rivoluziona. E invece è proprio nella semplicità che si ha la vera pace; è nella quotidianità che si scoprono le energie per continuare a respirare e a sperare. Bisogna, dunque, ritrovare l'animo dei piccoli che si stupiscono anche delle cose naturali e spontanee e non si esasperano per ciò che manca o è lontano.
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