venerdì 5 gennaio 2018
Molto ai margini dell'editoria “da libreria” c'è sempre stata, e c'è oggi più che mai, un'editoria minore e particolare, locale e direi quasi municipale di cui qualche esemplare arriva anche sul mio tavolo, soprattutto in ragione dei miei vagabondaggi peninsulari di ieri e di oggi. Farsi un libro oggi non costa molto, e fiorisce dunque una produzione privata, perlopiù insipida e banale, visto che gli editori importanti pubblicano davvero di tutto ché importa il flusso del denaro, dicono le banche, e non la qualità dei prodotti, e che quel trascurano è altrettanto o più ininteressante. Ho tra le mai alcuni esemplari di libri auto-prodotti, di persone che non hanno avuto e non hanno una vera vita ma che ci tengono a raccontarsela, ma ho ricevuto anche libri autoprodotti o di minimi editori di provincia che mi hanno incuriosito e perfino commosso. Ne voglio citare tre. Il primo è Padulesi illustri del maestro in pensione Amedeo Baldinucci (Associazione Castel d'Alfiolo). Padule è un borgo tra pianura e collina a due passi dal mio paese, Gubbio, e lì ho avuto amici e parenti, di alcuni dei quali ho ritrovato la traccia in questi ritratti (fotografie e testo) assemblati dal Baldinucci per ricordare un mondo scomparso, in una sorta di Spoon River in prosa di cui è bello che chiami illustri personaggi nascosti, con le loro vite e pene, con i loro caratteri. Di stampo non diverso sono le poesie di un poeta dialettale bagherese, Giovanni Canzoneri, Chiddu chi sentu (Sicilia Punto L), dedicate a personaggi reali di contadini, artigiani, militanti dell'isola di ieri. La poesia dialettale siciliana ha una grande storia (in tempi recenti Ignazio Buttitta, anche lui bagherese; oggi un grande, Nino De Vita, edito da Mesogea) e scivola spesso nel canto, o meglio, nel cunto. Di questo libro mi ha colpito il testo dedicato a una coraggiosa donna di ieri che ho conosciuto, Maria Occhipinti, che scrisse un bel libro di memorie sugli anni di guerra e dopoguerra più volte ristampato (anche da Feltrinelli, a cura di Enzo Forcella), Una donna di Ragusa. Il terzo
è più ampio e ha buoni titoli scientifici a sostenerlo, Prima della notte. Un anno con i pastori erranti della Lucania (Oros & Ganos). Forse è improprio considerarlo un “prodotto locale”, e però è anche questo. Ne è autore Mimmo Cecere, che è antropologo e insegna a Milano ma viene dal Sud, ed evoca, alternando una pagina scritta a una disegnata (matita e pastello, colore) la vita, gli usi, le idee dei pastori lucani degli anni Cinquanta. Le 180 pagine del libro ci dicono pressoché tutto su quell'ambiente e quelle vite, e sono accompagnate, stagione per stagione, dai versi di Scotellaro, che quel mondo conosceva assai bene.
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