Le domande teologiche di Bonhoeffer alla prova dell'aldilà
venerdì 12 giugno 2015
Tutti sanno che a volte i bambini riescono a mostrarsi «in grazia di Dio» come raramente succede agli adulti. Proprio quando stavo per leggere Tra Dio e il mondo di Dietrich Bonhoeffer (Castelvecchi) una conoscente incontrata per caso mi ha detto che un bambino di 6 o 7 anni, figlio di una sua amica, ha chiesto alla madre: «Ma Dio esiste di proposito?». Non sono un teologo (anche se da bambino un po' lo ero), eppure mi è subito sembrato che quella domanda contenesse fondamentali, complessi e appassionanti problemi teologici. Ho anzi l'impressione che nella domanda fosse già suggerita una risposta, anzi più risposte, che non posso enunciare perché sarebbe necessario un saggio o un trattato che non sono certo in grado di scrivere. Leggendo le riflessioni teologiche di Bonhoeffer mi rendo conto che nella visione cristiana si contempla esattamente quel «proposito» divino e che l'esistenza, la presenza di Dio nel mondo grazie alla persona di Gesù spiega «l'essenza della Chiesa», titolo originale di queste lezioni, tenute dal giovane Bonhoeffer a Berlino nel 1932. Da tali lezioni nacque prima un "circolo" con i suoi incontri settimanali e più tardi un seminario clandestino, nel quale si elaborava un'alternativa a quella parte della Chiesa protestante che aveva accettato il nazismo. Nel 1943Bonhoeffer fu arrestato,trasferito nel campo Buchewald e nel 1945 fu impiccato a Flossenbürg per diretto ordine di Hitler. Il suo pensiero teologico ha una densità drammatica inusitata, che lo porterà a teorizzare un cristianesimo non religioso, senza aldilà e senza presupposti metafisici. In una delle sue ultime lettere scrisse: «Non si tratta dell'Aldilà, ma di questo mondo (…) Nel Vangelo, ciò che sta oltre e sopra questo mondo, esiste per questo mondo: e non intendo nel senso antropocentrico della teologia liberale, mistica, pietistica, etica, ma nel senso biblico della creazione e dell'incarnazione, della crocifissione e resurrezione di Cristo». Già nelle lezioni del 1932, alla domanda «Qual è il luogo autentico della Chiesa?», aveva risposto: «È la realtà quotidiana del mondo nel suo complesso e non in un singolo aspetto».
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