giovedì 28 agosto 2003
Dammi, Signore, un cuore che ti pensi, un"anima che ti ami, una mente che ti contempli, un intelletto che ti intenda, una ragione che sempre e fortemente aderisca a te che sei dolcissimo" Sii a me vicino nell"anima, vicino nel cuore, vicino nella bocca, vicino col tuo aiuto, perché sono malato d"amore, perché senza di te muoio, perché pensando a te mi rianimo" Le tue mani, Signore, mi hanno fatto, mi hanno plasmato, quelle mani trapassate dai chiodi per me. Tu hai scritto me con quelle tue mani: leggi, dunque, la tua scrittura e salvami!Oggi è la festa di sant"Agostino e non possiamo non lasciare spazio alla sua voce. L"abbiamo fatto con questo frammento orante tratto dal Liber soliloquiorum animae ad Deum, un testo di straordinaria fragranza in cui il pensiero si fa preghiera, l"intuizione canto, la ricerca adesione mistica. Il filo conduttore è quello dell"amore, una categoria che non è solo sentimentale ma conoscitiva: non per nulla l"abbraccio con Dio " modellato anche con parole del Cantico dei cantici " diventa scoperta del mistero divino e umano. Vorrei mettere l"accento su quell"immagine veramente suggestiva della "scrittura" divina. Le mani trapassate dai chiodi della croce non sono solo alla radice della nostra creazione ma anche della nostra storia. Siamo simili a una pagina su cui Cristo ha scritto quasi come una poesia. Ogni uomo reca iscritto in sé un pensiero divino. Purtroppo " e lo stesso Agostino ne sapeva qualcosa " spesso noi vogliamo macchiare quella pagina, correggere quelle righe, impedendo che la parola divina rifulga e risuoni. Continua, allora, sant"Agostino: «Luce che passi, ascolta chi è cieco, tendigli la mano perché venga a te e nella tua luce veda la luce!».
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