mercoledì 16 gennaio 2019
«Per il nostro stanco e distratto meditare, probabilmente la parte in vista del tappeto (il cui disegno non si ripete mai) è lo schema dell'esistenza terrena; il rovescio della trama, l'altro lato del mondo (soppressione del tempo e dello spazio oppure oltraggiosa o gloriosa esaltazione di ambedue); e la trama, i sogni. Questo sognò a Theheran Moisé Neman, fabbricante e commerciante di tappeti, che ha il negozio di fronte a piazza Ferdousi.»
Il tappeto: opera di arte minore solo per chi non lo conosce, è una creazione meravigliosa dell'uomo che disegna il Paradiso, le origini, il giardino favoloso che sempre l'umanità rammemora nei sogni notturni, o albari. Il tappeto è arte cosmologica, celebrazione della tessitura, della mano umana che segue il disegno divino: tesseva Panelope, tessevano le parche, tessere significa entrare in armonia con il disegno del mondo. Ma, in questo sogno del fabbricante e venditore di tappeti Moisé Neman, narrato da Gastòn Padilla, la visione si approfondisce: la parte disegnata, lucente, cromatica, incantevole del tappeto, rappresenta l'esistenza terrena. L'altra parte, il rovescio, quella che combacia con il pavimento e non si vede, la trama
dei sogni che anima il mondo. Un pensiero shakespeariano in Oriente.
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