venerdì 20 dicembre 2002
Gli uomini si devono piuttosto pesare con la stadera del mugnaio che con la bilancia dell'orafo. Giovanni Della Casa (1503-1556) è rimasto nella mente di tutti per un breve trattato intitolato Il galateo, nel quale questo ecclesiastico (fu nunzio apostolico a Venezia) con arguzia e bonarietà istruiva un giovinetto alla vita di relazione secondo i canoni della buona creanza. In realtà in quelle pagine l'autore lasciava cadere anche una morale spicciola e quotidiana e la citazione da noi evocata ne è una testimonianza significativa. L'ammonimento è semplice e ha per tema l'indulgenza nel giudicare le persone. L'immagine della grossa stadera, destinata a pesare un po' approssimativamente gli oggetti, viene presentata come il modello da seguire nel vagliare le persone. Clemenza e generosità, dunque, come per altro aveva insegnato lo stesso Cristo, invitando Pietro non a perdonare sette volte ma settanta volte sette (Matteo 18, 22). Al contrario, spesso noi siamo tentati di adottare il bilancino dell'orefice o del farmacista: implacabili, non lasciamo sfuggire la minima pagliuzza, pronti però - è ancora Gesù a ricordarcelo - a tollerare la trave che è in noi. Contro la grettezza, la recriminazione pedante, il giudizio senza appello ritroviamo l'apertura d'animo di chi sa riconoscere il peccato ma perdonare il peccatore, di chi vede il difetto ma non lo fa diventare una tragedia, di chi è capace, sì, di giudicare ma è ancor più pronto a comprendere e ad aiutare.
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