venerdì 13 febbraio 2004
Conoscere gli altri è saggezza. Conoscere se stessi è saggezza superiore. La vera solida saggezza consiste quasi interamente in due cose: conoscenza di Dio e conoscenza di noi stessi. L'unica saggezza che possiamo sperare di acquistare/ è la saggezza dell'umiltà. Parola spesso rimpianta ma poco declinata, al punto tale da essere diventata rara anche nel vocabolario comune: la saggezza o sapienza è un dono che si riceve (il cristianesimo l'ha messa tra i sette doni dello Spirito Santo) e che si deve costantemente esercitare, pena la sua dissoluzione. Abbiamo oggi messo insieme quasi un mazzetto di citazioni che hanno tutte per soggetto proprio la saggezza. Cominciamo dalla remota antichità cinese col semileggendario maestro Lao-Tzu e la sua fascinosa ma anche sfuggente opera Tao-te Ching, ossia "Libro del Principio e della sua virtù": l'arte di conoscere se stessi sarà esaltata anche dal mondo greco come massima espressione di sapienza. S. Agostino inviterà l'uomo a entrare nella sua interiorità per scoprire la verità. E' sempre necessario ribadire questa urgenza, così spesso disattesa. Ma il riformatore Giovanni Calvino nella seconda citazione, tratta dalla sua opera maggiore Istituzione della religione cristiana (1536), aggiunge un altro oggetto di conoscenza: non solo se stessi ma anche Dio. Ecco, cioè, profilarsi la dimensione religiosa della saggezza, quella dell'itinerario nel mistero divino che a noi si svela ma che dev'essere perlustrato anche con la nostra ricerca. Infine, poniamo a suggello due versi di quel capolavoro poetico che sono i Quattro sonetti di Thomas S. Eliot, uno dei massimi poeti del Novecento. Il vero sapiente non è altezzoso ma umile e semplice. E' forse proprio l'umiltà la cartina di tornasole per scoprire la vera sapienza che irradia attorno a sé luce e serenità, profondità e pace.
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