sabato 27 ottobre 2018
Nella densa espressività dei Vangeli, dove non una sola parola è superflua o fuori posto, è sicuramente difficile anche solo tentare una qualunque "graduatoria" di importanza. Certamente, tuttavia, uno dei momenti più paradigmatici nell'indicare quale debba essere il principio di una autentica vita cristiana è il racconto della lavanda dei piedi. Quando il figlio di Dio fatto uomo, il giorno prima di morire mostra, oltre le parole, che cosa significhi «non sono venuto per essere servito, ma per servire». Un gesto che non lascia spazio, nella sua inequivocabile chiarezza, a eccezioni o a distinguo.
E così, ci ha ripetuto papa Francesco all'Angelus di domenica scorsa, non ci può essere dubbio che i cristiani, tutti senza eccezioni, siano chiamati a chinarsi «ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità». Perché la via «del servizio è l'antidoto più efficace» a una «malattia» che «contagia tanti contesti umani», compresa «la Chiesa», il «morbo» della «ricerca dei primi posti». Infido e contagioso, capace di sovvertire il senso stesso del credere, come dimostra il brano del Vangelo in cui è descritto Gesù che, «ancora una volta e con grande pazienza, cerca di correggere i suoi discepoli convertendoli dalla mentalità del mondo a quella di Dio». In questo caso, i fratelli Giacomo e Giovanni, che, mentre vanno a Gerusalemme, «dove i discepoli sperano con ansia che Gesù, in occasione della festa di Pasqua, instaurerà finalmente il Regno di Dio, si fanno coraggio e rivolgono al Maestro la loro richiesta: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra"». Ma, dice il Signore, «voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».
È la «regola del cristiano», ha detto Francesco, la regola della lavanda dei piedi. Non è certo la prima volta che insiste su questo tasto, così come tante volte vi aveva battuto sopra papa Benedetto, che per esempio ancora cardinale, alla fine degli anni 90, aveva pubblicamente stigmatizzato il "vizio" di alcuni vescovi di provare a saltare da una diocesi all'altra inseguendo sedi sempre più "prestigiose" – una pratica particolarmente antipatica, e poco rispettosa del popolo di Dio, messa progressivamente in soffitta proprio da Benedetto e Francesco. Il quale, domenica, ha ribadito che «mentre i grandi della Terra si costruiscono "troni" per il proprio potere, Dio sceglie un trono scomodo, la croce, dal quale regnare dando la vita: "Il Figlio dell'uomo – dice Gesù – non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti"».
Per questo, dunque, «la via del servizio è l'antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti – è la medicina per gli "arrampicatori" – che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, la gerarchia ecclesiastica». Per questo è necessario accogliere questo Vangelo, se davvero vogliamo essere discepoli di Cristo, come «richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità». E, come sempre, il Papa si è rivolto alla «Vergine Maria, che aderì pienamente e umilmente alla volontà di Dio», affinché «ci aiuti a seguire con gioia Gesù sulla via del servizio, la via maestra che porta al Cielo». Perché non ci sono né alternative a quella via, né scorciatoie possibili.
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