giovedì 25 gennaio 2024
Ti avevano chiamata Aldobrandina, in memoria di un lontano nonno Aldobrando. Nata a fine ’800 in una cascina dell’Appennino emiliano. Tanti fratelli, poco da mangiare. Chi ha potuto è partito. Anche tu, giovanissima: cameriera a Parma. In questa foto sei ormai vecchia. I capelli bianchi nello chignon, gli zigomi marcati, la faccia forte. Non un filo di civetteria. Non credo tu abbia mai messo un rossetto. Ma, gli occhi: fermi, da donna che non ha mai smesso di combattere. Le rughe sul viso tracciano una trama densa di fatica. Una donna del popolo, bella di coraggio e dei suoi anni. Tre figli nati negli anni della Grande Guerra. Il marito sul Piave nel ’15: e ritorna. Nel ’42 un figlio con gli Alpini sul Don: e ritorna. Tu, ad aspettare. E ogni mattina alle sette, puntuale, a Messa, a domandare. Fatico a rintracciare, sotto alle rughe, il tuo viso di diciottenne, la giovanissima cameriera in nero col grembiule bianco, nella Parma d’inizio Novecento. La ragazzina raccomandata dal parroco, scesa da sola in città. Non sapevi niente. Allora guardo la tua faccia con tenerezza, come fossi una figlia. Guardo me stessa allo specchio. Ritrovo la linea degli zigomi, e qualcosa, anche, dei tuoi occhi. Quasi non ti ho conosciuta, ma quanto grata, nonna, ti sono per l’uomo che hai fatto – tu figlia di poveri, con la quinta elementare - di tuo figlio, mio padre. © riproduzione riservata
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