giovedì 5 marzo 2015
Non ci sono operaie morte all’origine della festa della donna. Né ci fu mai una ditta Cotton andata a fuoco l’8 marzo1908. L’unico incendio newyorkése degno di nota accadde il 25 marzo del 1911 nella fabbrica Triangle, dove perirono 146 persone, fra uomini e donne, di origine ebrea e italiana. La festa della donna tradizionalmente collocata l’8 marzo si basa, dunque, su una leggenda metropolitana. Ma un incendio c’è stato in questo secolo: è andata in fumo l’immagine della femminilità e del senso profondo dell’alterità della donna rispetto all’uomo.
Guardando l’opera di un artista contemporaneo, Alfonso Rocchi, vien proprio da dire: che cosa è cambiato? Che cosa è cambiato dal clima culturale in cui viveva il grande Jan Veermer ad oggi? Non si può fare a meno di pensare, infatti, davanti a questa Nobildonna con Coca Cola, alla ragazza con l’orecchino di Vermeer. Eppure quale diversità! Il volto della modella, in Vermeer, è avvolto nella penombra, è allusivo e sensuale nella luce che bagna appena le labbra, la medesima luce che fa risplendere il pendente di perla,
eppure ha un che di innocente, di immacolato: ha bellezza della verginità del cuore. Gli occhi della ragazza di Vermeer ti catturano, ma ti lasciano dove sei. Non nascondono le pulsioni della nostra umanità, ma esse non rappresentano il cuore della narrazione pittorica. C’è ben altro. Quello sguardo ti porta dentro, è un invito a entrare nel mondo interiore di lei, fatto di domande e di desiderio d’infinito. Nel buio di Vermeer si spalanca il mistero. La sua modella passa, come d’improvviso, davanti all’oscurità del Mistero e diventa rimando. Volto che rinvia ad altro: a un infinito impalpabile ma reale, irraggiungibile, eppure presente.
Guardi la ragazza di Rocchi e il buio diventa enigmatico. I tratti di lei, levigati e purissimi, il collo sinuoso che ricorda la lezione di Modigliani, avanzano verso di te, interrogano. L’acconciatura della nobildonna, così particolare, rievoca la medusa, ma lo sguardo no. Gli occhi diseguali, uno verde e uno azzurro, sono carichi di magnetismo e dietro l’apparente innocenza vibra l’interrogarsi moderno sul senso della vita.
 Lo spazio dell’interrogazione è evidente, si consuma tra l’abito della donna, curato nei dettagli, quasi rinascimentale, e la bottiglia di Coca Cola, lì in primo piano, disturbante e anacronistica rispetto all’acconciatura della ragazza. Questo corpo, bello e curato, a quale destino andrà incontro? Non si avvia inesorabilmente verso la putredine e i rifiuti, esattamente con il vuoto di una Coca Cola? A che una tale bellezza se morirò? È la domanda della medusa. È la domanda che si agita dietro a rivendicazioni di vario genere, le quali nascondono un presagio di morte da esorcizzare. Ecco cos’è cambiato fra Rocchi e Vermeer! È cambiata la percezione del Mistero. Chi rivendica di essere esclusivamente di se stesso, perde la dimensione misterica dell’infinito. Nella nobildonna con Coca Cola c’è la tragedia di una domanda senza risposta. C’è l’obnubilamento della coscienza rispetto al fine ultimo di tanta beltà.
ImmaginiAlfonso Rocchi, Nobildonna con Cocacola, olio su tela, cm 45x 51,1 Collezione Privata Johannes Vermeer  Ragazza con l’orecchino di perla, 1665-1666 circa
olio su tela
44,5×39 cm Mauritshuis, L'Aia

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