mercoledì 29 giugno 2016
«I quattro vivevano ormai da diverso tempo in America, lavoravano il sabbat, miravano al denaro e la polvere del mondo posava ormai alta, spessa e grigia sulla loro antica fede. Molte usanze avevano dimenticato, più di una legge avevano infranto. Ma Dio dimorava ancora nei loro cuori». Sono parole che filmano distanze, stagioni passate veloci, separazioni, esodi e dispersioni. Gli amici americani di Mendel Singer, personaggio di Joseph Roth, sono ormai leggeri sulla religione. Di anno in anno hanno fatto a sé stessi concessioni più grandi sui precetti della Legge, si sono autoderogati su gravi inosservanze. Ma quando Mendel «bestemmiò Dio, fu per essi come se avesse afferrato con dita aguzze i loro cuori nudi». La gelosia di Dio esiste anche in chi non gli è fedele; un sacro attaccamento riemerge istintivo chissà da quale anfratto dei misteri dell'anima. Talvolta accade anche a chi abbia da sempre deciso il suo ateismo. Se ci provi a offendere il Dio della sua fede infantile, quella ricevuta in famiglia, diventa inaspettatamente dogmatico e aggressivo. Neanche Mendel riuscirà a rimuovere il timore di Dio, benché tanto crudele fosse stato con lui. Avrebbe voluto bruciare quel legame che era stato la sua stessa vita. Ma avrebbe dovuto incendiare sé stesso.
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