sabato 14 settembre 2013
Imusei dei nostri giorni, a differenza dei loro antenati del passato, non mirano a meravigliare ma ad insegnare, non derivano dallo spirito del collezionista ma dall'esigenza di spiegare e di educare. I musei seguono le tracce degli oggetti nel tempo e nello spazio, li trasformano in finestre sul mondo. Fanno eccezione, evidentemente, le gallerie d'arte, dove il valore artistico, l'emozione, il fascino del capolavoro introducono un altro elemento, che non ha però nulla in comune con la meraviglia, a meno che non vogliamo definire con questo termine lo stupore estetico. Ma anche nelle gallerie d'arte, i percorsi sono spesso creati per aiutare a collocare le opere d'arte nella storia, a spiegarne non la bellezza ma il contesto. La dimensione temporale si è introdotta con prepotenza nelle nuove concezioni museali, insieme con quella didattica. La visita degli studenti al museo, il suo studio, è divenuta per moltissimi docenti un fondamentale complemento didattico. I musei ci spiegano il tempo, lo spazio, l'evoluzione dell'umanità e degli animali, il crescere delle civiltà e delle culture, le modalità della vita rurale e urbana, fin della coltivazione dei campi. Non servono a stupire, bensì a capire. Perdiamo anche qualcosa, in questa lodevole metamorfosi?
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