martedì 30 dicembre 2003
Altri menino vanto delle parole che hanno scritto; il mio orgoglio sta in quelle che ho letto. Ben pochi scrittori avrebbero il coraggio di ripetere queste parole che un loro grande collega come l'argentino Jorge Luis
Borges aveva detto senza esitazione, attestando il debito che egli aveva nei confronti dei grandi scrittori del passato. Ho ripescato questa frase, per altro spesso evocata, non solo per invitare tutti quanti si rivolgono a me coi loro scritti a ricordare che nella maggior parte dei casi è meglio leggere un libro che scriverlo, ma anche per far sì che queste vacanze natalizie si colmino, almeno negli spazi liberi, di lettura. Leggere non è un esercizio facile, soprattutto quando riguarda le opere autenticamente profonde. Il filosofo inglese del '500 Francesco Bacone aveva ragione quando nei suoi Saggi scriveva che «alcuni libri vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti». Non stupisce che questa metafora del cibo sia stata già usata dal profeta Ezechiele e dall'autore dell'Apocalisse per descrivere l'accoglienza intima e personale della Parola di Dio codificata in un libro. La lettura saporosa deve avere attorno a sé un'oasi di silenzio, almeno interiore, deve generare meditazione, deve lasciare una traccia nella coscienza prima ancora che nella memoria. A Natale si regalano spesso volumi, purtroppo il più delle volte "inutili" o perché legati al successo del momento, che può solo produrre libri di consumo e di scarso nutrimento, o perché affidati a sontuose strenne che servono più da arredo che da lettura. Bisognerà, allora, scegliere in proprio qualche testo che venga incontro a una domanda interiore, che riporti alla mente grandi idee ed esperienze e che muova la mente e il cuore. E ancora una volta potrebbe entrare in scena la Bibbia, il Libro per eccellenza"
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