giovedì 26 maggio 2005
Tutti gli uomini cercano d'essere felici, senza eccezioni, e tutti tendono a questo fine, sebbene diversi siano i mezzi che usano" La volontà non fa mai il più piccolo passo se non in direzione di questo soggetto. Ecco, questo è il motivo di tutte le azioni di tutti gli uomini, finanche di quelli che s'impiccano.
Si apre con questa citazione dei Pensieri (n. 425) di Pascal il bel libro che un vescovo, Francesco Gioia, ha dedicato a un tema che ben s'adatta al santo proposto dall'odierna liturgia, Filippo Neri. Il titolo del volume è Nati per la gioia (ed. Ancora) ed è un viaggio festoso nell'orizzonte biblico di questo sentimento che è anche il filo d'oro sotteso all'intera esistenza dell'uomo di tutti i tempi. Lo è anche quando paradossalmente sembra essere negato, come nel caso evocato dal grande pensatore francese, quello dell'impiccato. Il suicida, stravolto nella sua ragione, con quel gesto estremo anela a una liberazione che egli sogna solo nella morte e nel silenzio.Nietzsche, con tutte le contraddizioni del suo pensiero filosofico e della sua stessa vita, dichiarava che «se Dio esistesse, non potrei concepirlo che come Dio danzante». Non per nulla è proprio sotto l'immagine di una fanciulla danzante che il libro biblico dei Proverbi (8, 30-31) presenta la Sapienza divina creatrice. Gustare la felicità è tutt'altro che un'esperienza facile e non solo perché essa è rara ma perché molte sono le sue contraffazioni. Una per tutte, ricordata dallo psicologo Erich Fromm: «La felicità dell'uomo moderno è guardare le vetrine e comprare tutto quello che desidera, in contanti o a rate». C'è, dunque, un vero e proprio esercizio dell'anima da compiere per "essere" felici più che per "avere" la felicità.
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