La fotografia è donna. A Mantova un festival al femminile
lunedì 7 marzo 2022

La fotografia è donna. E parla al femminile, a Mantova. Fino al 27 marzo, mostre, incontri, visite, letture per riflettere, attraverso le immagini, su quello che l'umanità crea e poi trasmetterà alle future generazioni. "Legacy". Il lascito, l'eredità, visti dagli occhi di dodici artiste, protagoniste della Biennale della fotografia femminile (info su www.bffmantova.com). La seconda edizione, di una prima che non si è mai svolta, prevista a marzo 2020, tristemente cancellata dalla pandemia. Proprio questo strappo, l'incertezza e la precarietà del tempo che abbiamo vissuto e in parte viviamo, nel pieno di una nuova emergenza - quella della guerra - che ci travolge, ha portato l'associazione culturale La Papessa che organizza la kermesse e la direzione artistica di Alessia Locatelli a proporre un focus sull'eredità, su quello che lasciamo alle future generazioni: dal nostro Dna sino al dibattito sull'ambiente e il patrimonio architettonico e culturale.

«Portiamo a Mantova artiste con storie molto diverse, background culturali e origini lontane tra loro - ha detto Anna Volpi, presidente dell'associazione - e siamo sicuri che questo crocevia di progetti e passioni regalerà a tutti i visitatori, un'eredità importante, un terreno fertile dal quale germoglieranno nuove visioni che arricchiranno il nostro futuro». Una Biennale come «simbolo di tenacia e di empowerment al femminile» ha sintetizzato l'assessore alle pari opportunità del comune virgiliano, Chiara Sortino. Tante location - dalla Casa del Mantegna a Palazzo Te, dall'ex Chiesa della Madonna della Vittoria allo Spazio Arrivabene 2, dalla Galleria del Disegno alla Casa del Pittore e la Casa di Rigoletto - ospiteranno tutti i venerdì, sabato e domenica di marzo le foto e i racconti di Flavia Rossi (e il suo "Nuovo patrimonio" sulle architetture vittime del terremoto del 2016 nel centro Italia), di Solmaz Daryani (sulla siccità del fiume Urmia), di Tami Aftab (che "gioca" con il papà e il cane di famiglia), di Fatemeh Behboudi (che racconta il dolore delle madri che da oltre tre decadi attendono il ritorno del feretro dei figli perduti nel conflitto tra Iran e Iraq), di Ilvy Njiokiktjien (con un reportage fra i "nati liberi" del Sudafrica), di Daniella Zalcman (sull'assimilazione forzata dei bambini indiani in collegi americani e canadesi), di Betty Colombo (con la sua "Riparazione", per conservare, al posto di cambiare, in un dialogo fra uomo e natura), di Myriam Meloni (fra le violenze e le insicurezze dell'Argentina), di Esther Ruth Mbabazi (sull'evoluzione dei giovani africani), di Sarah Blesener (che racconta l'adolescenza di cadetti e cadette militari tra Russia e Usa), del collettivo australiano Lumina, di Delphine Diallo e i suoi "ritratti" antropologici sotto il titolo "Highness": il «sentire», avere «un'alta comprensione e consapevolezza» di chi siamo.

Il progetto 'The War is Still Alive' racconta il dolore delle madri che da oltre tre decadi attendono il ritorno del feretro dei figli perduti nel conflitto tra Iran e Iraq)

Il progetto "The War is Still Alive" racconta il dolore delle madri che da oltre tre decadi attendono il ritorno del feretro dei figli perduti nel conflitto tra Iran e Iraq) - Fatemeh Behboudi

Dodici mostre e un corollario di iniziative, il Circuito Off, letture, presentazioni di libri, conferenze, proiezioni e workshop, come quelli con Simona Ghizzoni, il 19, o con Letizia Battaglia, il 26. «Nell'epoca attuale, così carica di cambiamenti, il collettivo umano deve misurarsi con quello che gli è stato lasciato, agire con questo lascito nel presente per creare un futuro che sia forte ed equilibrato - fa notare la direttrice artistica, Alessia Locatelli -. Naturalmente il futuro è insondabile, ma ciò che sicuramente siamo in grado di valutare attualmente sono le ricadute, le conseguenze future del nostro agire. E la fotografia - conclude - è uno strumento che ben si presta a tale narrazione». Al femminile.

Una foto e 559 parole.

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