sabato 16 maggio 2020
È, o dovrebbe, essere chiaro a chiunque che tutto ciò che facciamo, e il come lo facciamo, non è una cosa fissata sempre allo stesso modo per l'eternità. Nel senso che le cose assumono un senso diverso a seconda delle variabili che di volta in volta entrano in gioco, età e consapevolezza in primo luogo. Rubare una mela a dieci, quindici o a trent'anni non è lo stesso atto, anche se il gesto è lo stesso. Così è anche per il contrario, nel senso che anche la coscienza personale della norma è soggetta alle medesime variabili. Potrebbe sembrare la scoperta dell'acqua calda, ma non lo è. Basterebbe pensare a tutte quelle persone che considerano le norme qualcosa di statico, non suscettibile di interpretazione, mai, un principio fissato per sempre e comunque, rendendo in tal modo la giustizia una mera vendetta.
Succede anche ai credenti, almeno a quelli che vedono nella dottrina un immobile guardiano delle proprie coscienze, uno scudo dietro cui rifugiarsi. Ma il punto, come Francesco ha affermato qualche giorno fa nell'omelia della consueta messa del mattino a Casa Santa Marta, è che le cose stanno in un modo un po' diverso; il punto è che «la dottrina non è una cosa statica, cresce come crescono gli alberi» e «lo Spirito Santo evita che la dottrina sbagli, evita che rimanga ferma lì, senza crescere in noi».
Ecco il punto: lo Spirito Santo. Che non sta lì per caso, ma per noi. Spirito Santo che «ci insegna il mistero della fede, ci insegna a entrare nel mistero, a capire un po' più il mistero. Ci insegna la dottrina di Gesù e ci insegna come sviluppare la nostra fede senza sbagliare, perché la dottrina cresce, ma sempre nella stessa direzione: cresce nella comprensione. E lo Spirito ci aiuta a crescere nella comprensione della fede, a comprenderla di più, a comprendere quello che dice la fede». Perché la fede «non è una cosa statica; la dottrina non è una cosa statica: cresce. Cresce come crescono gli alberi, sempre gli stessi, ma più grandi, con frutto, ma sempre lo stesso, nella stessa direzione. E lo Spirito Santo evita che la dottrina sbagli, evita che rimanga ferma lì, senza crescere in noi. Ci insegnerà le cose che Gesù ci ha insegnato, svilupperà in noi la comprensione di quello che Gesù ci ha insegnato, farà crescere in noi, fino alla maturità, la dottrina del Signore». E per spiegare ancora meglio questo concetto, che è centrale per la vita di ogni credente, ha portato a esempio uno che prega davanti al Signore in questo modo: «Signore, io sono lo stesso che da bambino, da ragazzo, avevo questi sogni. Poi, sono andato per cammini sbagliati. Adesso tu mi hai chiamato».
In quell'«io sono lo stesso», ha spiegato, c'è quella che Bergoglio ha definito «la memoria dello Spirito Santo nella propria vita». Ossia di ciò che «ti porta alla memoria della salvezza, alla memoria di quello che ha insegnato Gesù, ma anche alla memoria della propria vita». E dunque quella preghiera citata «è un bel modo di pregare, guardare il Signore: “Sono lo stesso. Ho camminato tanto, ho sbagliato tanto, ma sono lo stesso e tu mi ami”. La memoria del cammino della vita. E in questa memoria, lo Spirito Santo ci guida. Cioè lo Spirito che insegna, ci insegnerà ogni cosa, cioè fa crescere la fede, ci introduce nel mistero, lo Spirito che ci ricorda. Ci ricorda la fede, ci ricorda la nostra vita, ed è lo Spirito che in questo insegnamento, in questo ricordo, ci insegna a discernere le decisioni che dobbiamo prendere». Perché lo Spirito è «il Dono di Dio». Un dono d'amore per i suoi figli, perché non si smarriscano.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI