sabato 8 aprile 2006
I  nostri rapporti con una donna possono a un certo punto divenire una consuetudine. Forse è questo il punto "cruciale" di ogni amore. Perché la consuetudine approfondisce l"amore, o lo riduce a un involucro di gesti senz"anima.Il suicidio aveva interrotto una vita «piena del superfluo e priva del necessario», come egli stesso aveva confessato. Così era stato per Guido Morselli (1912-1973), "scoperto" come scrittore di qualità solo dopo la morte, per merito dell"ed. Adelphi, vissuto in modo tormentato nel Varesotto per anni, lasciando nelle pagine del suo Diario note spesso intense e profonde. Alla data del 30 giugno 1946 Morselli scriveva la considerazione sulla «consuetudine» che sopra abbiamo proposto. La sua è un"osservazione acuta perché tiene conto del duplice profilo di questo atteggiamento, soprattutto nell"esperienza d"amore, anche se in realtà essa vale per molti altri contesti.La consuetudine tra persone può, infatti, essere un prezioso veicolo di comunione. Essa riesce a rendere belle anche le azioni più modeste, umili e quotidiane, trasformandole in espressione di una familiarità, di una semplicità di affetti che non si può diversamente creare. Commuovono sempre le coppie anziane che si sostengono coi loro gesti impacciati, rivelando una consuetudine che è amore. Spezzare questa abitudine non è segno di libertà ma di rovina e di dissoluzione. Tuttavia c"è un"altra consuetudine che è soffocante. Essa lentamente strangola l"amore perché elimina ogni tenerezza, spegne ogni parola, lascia tutto nell"implicito anche quando ormai non si riesce più ad avere alcuna sintonia. È la terribile routine che fa perdere ogni gusto e ci fa strascicare stancamente una relazione, un lavoro o anche la stessa fede. Per questo l"anima deve temere questo involucro simile a una plastica che tutto avvolge e rende irrespirabile e inerte.
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