giovedì 2 luglio 2015
Gemello, architetto, incredulo, sempre in ritardo. È questo l’identikit dell’apostolo Tommaso, confezionato dalla tradizione attraverso numerosi dettagli desunti dal Vangelo e dagli apocrifi. Tommaso evangelizzò la Siria poi raggiunse l’India dove edificò un palazzo. Si spinse fino in Cina, ma di ritorno in India morì trafitto dalla spada. Tommaso era assente il giorno in cui Gesù entrò nel cenacolo a porte chiuse, ma era assente anche il giorno in cui la Madonna, avvolta già dal sonno della morte, fu assunta in cielo. Quando arrivò trafelato, la Vergine era già ascesa, così lei, per compassione e affetto, lasciò cadere dai suoi fianchi la cintura che l’apostolo trattenne come reliquia. Questo ci narra Andrea di Bartolo, che dipinge solo la tomba di Maria con i due donatori che contemplano la maestosità dell’ascesa della Madonna, scortata da angeli. Non ci sono gli altri apostoli. Tommaso è solo, quasi a significare la sua lontananza dai dodici, il suo ritardo. La Madonna non lo guarda e rivolge invece gli occhi verso l’alto quasi a educare Tommaso, e anche noi, a cercare sempre, nel giudizio, le verità che vengono da lassù e non dagli uomini. La cintura che Geremia nasconde marcisce irrimediabilmente e diventa segno di un popolo che ha nascosto la sua identità di fronte al mondo, perdendo la comunione con il suo Dio. Così per san Paolo il credente deve cingersi i fianchi con la verità onde averla vinta contro le insidie del paganesimo. Ha molto da dirci oggi il nostro Tommaso, post contemporaneo ante litteram, che non crede se non vede ed è spesso assente nei momenti del miracolo. A dispetto di ciò, la cintura che tiene stretta in numerose opere d’arte, rimanda alla sua capacità di fedeltà nelle ore gravi della Chiesa. Jan Joest, nell’altare della chiesa di San Nicola a Kalkar, dipinge la Madonna morente, circondata dagli apostoli. Mattia tiene per un attimo il libro di Giuda Taddeo, che sta in posizione centrale rispetto al letto e ci volta le spalle. Anche Matteo e Giacomo il maggiore tengono stretti i libri della verità, mentre piangono l’ora della morte di Maria. Officia il rito delle esequie Pietro, aiutato da Giovanni, Bartolomeo con l’incenso, e Giacomo il minore. Simone, ai piedi di Maria, è costernato, mentre Filippo si copre gli occhi per non mostrar le lacrime. L’unico che arranca fuori, lontano dalla casa è Tommaso. Lo vediamo grazie alla porta semiaperta da un cane. Non arriverà in tempo ma la sua fedeltà sarà premiata perché un angelo dal cielo gli offre con slancio la cintura di Maria. Come somiglia al nostro tempo questo Tommaso trafelato. Anche noi siamo in ritardo nel difendere le verità della fede, in ritardo a riparare sotto il manto di Maria, in ritardo a piangere per i cristiani che ancora oggi vengono martirizzati, ma possiamo ancora farcela. Possiamo correre anche noi dietro Tommaso e ricevere la grazia di quella cintura, di quell’amore alla verità, capace di vincere le illusorie libertà di questo secolo.Immagini: Andrea Di Bartolo. L’assunzione della Vergine con San Tommaso e due donatori (ser Palamede e il figlio Matteo), 1395, olio su tavola Virginia Museum of Fine Arts, Richmond
Jan Joest (attribuito). Morte di Maria, particolare dell’Altare di Sant’Antonio, 1460, olio su tavola, Chiesa di San Nicola Karkal Germania
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