sabato 22 dicembre 2018
La mappa, mi è rimasta. È nell'ingresso di casa, in cornice, la grande mappa geografica che mio padre, alpino della Julia, consultava, nei giorni tragici della Ritirata. È ingiallita e nella parte inferiore strappata, sfatta dalla neve da cui era impregnata. Non so distinguere il cammino che mio padre con i suoi compagni fece, nel gelo e sotto il fuoco nemico, nell'inverno 1943. Penso però alle fotografie, alle interminabili file di soldati arrancanti, neri contro il bianco della neve; e di fianco, già semisepolti, quelli che si erano lasciati andare.
La bussola, invece, è andata perduta. La bussola che, diceva mio padre, gli aveva salvato la vita. Perché nei giorni di bufera, o di notte, era difficile orientarsi, e chi si fermava non ritrovava più la direzione. Mio padre allora estraeva la sua piccola bussola, e alla luce di un fiammifero l'ago lucente oscillava, e poi indicava, certo, il Nord. E si riprendeva a camminare.
La bussola, mio padre l'aveva portata in ospedale, all'ultimo ricovero. Ma nel cassetto del suo comodino non la trovammo.
Quando in ingresso mi fermo davanti alla mappa ingiallita la guardo, mi accorgo, in un religioso silenzio. E come la vorrei, quella piccola bussola. Ne avrei bisogno, ora che invecchio: e la mia mappa sbiadisce, e la strada si fa incerta.
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