domenica 31 agosto 2014
«Cielo e Terra generano uomini che, fatta eccezione per i grandi virtuosi e i grandi criminali, all'incirca si equivalgono». È una delle massime che scaturiscono con naturalezza dal fitto parlato di un romanzo straordinario, Il sogno della camera rossa, capolavoro della letteratura cinese, scritto da Ts'ao Hsueh-ch'in, vissuto nel XVIII secolo, uomo di famiglia nobilissima e potente, tra le favorite dell'imperatore, e poi, per volere del sovrano stesso, caduta in disgrazia. Scrisse un romanzo magico, labirintico, picaresco. L'affermazione che tutti gli uomini all'incirca si equivalgono, può apparire sbrigativa, banale, quando invece nasconde una profonda saggezza. L'autore non sta affermando che non esistono differenze individuali (oggi aggiungeremmo "culturali"), ma sottende che queste siano poco rilevanti rispetto alla somiglianza che lega tutti gli uomini. Esistono più affinità, tra noi, che differenze. Questo buon senso cinese (il pensiero di quel paese si caratterizza da sempre per un forte realismo concreto), ci offre una visione rivelante del mondo: non c'è dubbio che Hitler non sia equiparabile a un uomo comune, come non lo è Francesco d'Assisi. Ma, se escludiamo i criminali e i grandi spiriti, noi uomini, di qualunque colore, sesso e etnia, ci assomigliamo tutti.
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