mercoledì 1 giugno 2005
Da mio nonno ho ricevuto l'esempio di un carattere cortese e libero dall'ira. Da mio padre, il riserbo e la fermezza. Da mia madre, il sentimento religioso, la generosità, la ripugnanza non solo a commettere cattive azioni, ma persino a pensarle, la semplicità di vita e l'avversione per le abitudini dei ricchi.
Cominciano così i famosi Colloqui con se stesso o Ricordi o Pensieri (secondo le varie titolature posteriori) dell'imperatore stoico Marco Aurelio (121-180 d.C.). I ringraziamenti proseguono con la lista di altre quattro persone, parenti o amici, che lasciarono nel giovane Marco un'orma indelebile. Sono i tipici valori umani universali di stampo etico che vanno oltre il tempo e lo spazio, oltre le stesse frontiere delle culture e delle religioni e rivelano - diremmo in modo sperimentale - l'esistenza di una "legge morale naturale". Essa può stingersi e fin estinguersi ma rimane sempre impressa nella coscienza.E' questa almeno la vera eredità che dovremmo lasciare dopo la nostra morte, testimoniando ai nostri figli mitezza, coerenza, generosità, spiritualità, amore, semplicità e purezza di vita, proprio come ha fatto la famiglia di Marco Aurelio. Cristo stesso ammoniva di non accumulare tesori di oro e di denaro che corrono il rischio di essere rubati o di generare liti nelle spartizioni, ma di accumulare «tesori nel cielo» (Matteo 6, 19-21). Quante famiglie rivelano la loro miseria proprio perché la loro identità è solo nei beni materiali che posseggono e non nell'essere sorte e cresciute sull'amore, sui valori autentici, sul lavoro e sulla generosità.
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