venerdì 10 luglio 2020
Dobbiamo a Victoria De Grazia, studiosa statunitense di origine italiana, alcuni saggi fondamentali sulla storia del fascismo, Le donne nel regime fascista e soprattutto Consenso e cultura di massa nell'Italia fascista. Ci servirono a ricostruire del nostro passato alcuni aspetti fondamentali, riguardanti piuttosto la vita quotidiana e le logiche e le ragioni del consenso popolare al regime durato almeno fino all'entrata in guerra che non la storia politica vera e propria della classe dirigente fascista e dei suoi scarsi oppositori. Dal primo di quei libri si deduceva per esempio che i “circenses” sono altrettanto importanti, per governare, del pane e del “santo manganello”. Ora Einaudi ripropone con una nuova introduzione un ponderoso volume della De Grazia edito nel 2006. Sono seicento pagine e più (per 30 euro, e pochi di conseguenza lo acquisteranno fuori dell'università) che ci riguardano ancora, ma meno direttamente, in quanto europei: L'impero irresistibile, ovvero La società dei consumi americana alla conquista del mondo. Non possiamo dire che cosa accadrà di quel modello di società nel futuro anche più prossimo, per esempio di fronte alla enorme crisi ecologica iniziata con la recente epidemia, che unifica il mondo ma sulla cui origine non tutti i paesi e non tutti gli esseri umani hanno le stesse responsabilità. Si parla insomma, nel libro, dell'impero americano e del modello di civiltà imposto dagli Usa sull'Europa, ma per dire del mondo, con tutta la forza delle sue astuzie pubblicitarie. La pubblicità, disse santamente un grande vecchio quando era giovane, Jean-Luc Godard, è «il fascismo del nostro tempo», mentre Wim Wenders affermò più tardi - dicendoci molto di sé – che noi europei «abbiamo l'inconscio colonizzato dagli americani». Non ho riletto il volumone di De Grazia, ricordando abbastanza la ricchezza e persuasività della sua ricostruzione storica e delle sue analisi, ma la nuova prefazione, che vede come rivale diretta dell'America a stelle strisce la Cina post-maoista rimasta fortemente statalista ma diventata insieme aggressivamente capitalista, mi sembra manchi di quel tanto di pessimismo di cui avrebbe bisogno. E questo non tanto per convincerci della validità del quadro storico e presente tracciata nel libro quanto della necessità di reagire, di rispondere al dominio di quel modello – continuamente aggiornato con la geniale truffa universale, però d'origine Usa, della terrificante alleanza tra scienza e capitale su cui quel paese basa la sua forza. Utilissimo a capire com'è accaduto che ci siamo lasciati fregare, con la nostra infinita complicità, non ci serve a reagire né insiste (ma De Grazia dirà che non era questo il suo compito, come dicono sempre tutti i professori) nella ricerca-proposta di di altre strade possibili. E sì, è proprio difficile liberarsi da quel potere, dal modello di consumo (di vita!) che ci ha imposto più che proposto. Nel vastissimo indice dei nomi del libro manca il nome di Susan Sontag, e non è ricordata la sua indimenticabile affermazione che, con la diffusione del modello americano nel mondo (l'american way of life), gli Usa hanno diffuso nel mondo un nuovo tipo di peste. Da cui tutte le altre forse conseguono.
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