sabato 2 giugno 2007
Quando sento parlare italiano, mi sciolgo come la neve al sole, ne sono sconvolto, perché risento mio padre. Mi sento francese, ma il fatto di essere nato in Toscana, di essere legato alla civiltà di quella terra, la civiltà di Michelangelo, di Leonardo da Vinci, non mi dispiace, tutt"altro. Amo la cortesia, la gentilezza, l"eleganza degli italiani" Sotto il loro aspetto "maschilista", strafottente, scorrono un"autenticità, un calore vero.Il suo vero nome era Ivo Livi ed era nato a Monsummano (Pistoia), la patria del poeta Giuseppe Giusti, nel 1921. Noi, però, lo conosciamo tutti come Yves Montand, cantante e attore di grande intensità umana. Nel 1991, l"anno della sua morte, sotto il titolo Vedi, non ho dimenticato, usciva una sua testimonianza autobiografica dalla quale abbiamo estratto questo ritratto affettuoso (e un po" generoso, forse perché nostalgico) degli italiani. Lo voglio rievocare oggi in questa giornata di festa nazionale con una punta di riserva perché, se siamo sinceri, si è un po" in difficoltà ad ammirare, almeno oggi, «la cortesia, la gentilezza, l"eleganza degli italiani».Si potrebbe andar avanti elencando tanti altri vizi che Leopardi riassumeva nel suo Zibaldone così: «Gl"italiani non hanno costumi; essi hanno usanze», marcando una certa indifferenza etica, mentre Prezzolini andava giù in modo duro: «L"Italia non è né democratica né aristocratica; è anarchica». Fatto il nostro bravo mea culpa, soprattutto per l"attuale disprezzo della nostra grande eredità culturale e spirituale, non dobbiamo cadere però nell"autolesionismo o nel vittimismo, altro difetto nazionale. Abbiamo, infatti, tante risorse di creatività, di genialità, di passione; sappiamo essere più costanti di quanto s"immagini; conosciamo la libertà dei sentimenti e ignoriamo la rigidità cruda e crudele di altri popoli; siamo pronti alla generosità, se ben illuminati. Ritroviamo, allora, con dignità la nostra grande tradizione nazionale.
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