sabato 21 luglio 2012
Tesseva la tela che di notte disfaceva. Canonica l'interpretazione scolastica: Ulisse è astuto, la moglie Penelope non è da meno. Per tenere distanti i Proci che la vogliono possedere, sposare appropriandosi così della corona e del regno, ogni giorno tesse una tela, affermando che accetterà un pretendente quando la stoffa sarà ultimata. E ogni notte disfa ciò che ha tessuto. Scaltrezza, l'interpretazione scolastica canonica. E tutt'altro che sbagliata, ma insufficiente. Omero non è uno spiritoso, è uno dei tre più grandi poeti di ogni tempo. Quelli che rappresentano la realtà a cui i grandi filosofi cercano di approssimarsi. Ulisse vaga per anni sul mare, per tornare a Itaca, subisce sventure e assalti, reagisce, si incuriosisce, si avventura: è attore del proprio destino. In realtà una parte di lui, la moglie Penelope, sta tessendo, sempre a casa, senza compiere alcun gesto vistoso o notevole: ma forse la tela che ogni giorno tesse e ogni notte disfà è il destino di Ulisse. Nell'Odissea è una donna che trama la vita dell'uomo, nell'esperienza generale di tutti i tempi, ogni nostra azione ha rilevanza e valore, a patto che siamo coscienti che qualcuno, diciamo un'entità che non è racchiusa in noi stessi, tesse una vita che non è solo nostra. Ma che dobbiamo interpretare degnamente.
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