domenica 30 settembre 2012
«E,dal> nulla, un respiro». Un verso di Ezra Pound, uno di quei versi con cui la poesia in forme concentratissime e assolute svela e rivela una conoscenza cosmologica, una sapienza attinta magicamente alle radici dell'essere. La nascita del sole, dei pianeti, della terra, e poi la vita, l'ameba, il primo mammifero, il minuscolo, timido, impaurito Purgatorius, e poi gli ominidi, che alzano lo sguardo oltre la vegetazione e diventano bipedi, e poi il controllo del fuoco, la preghiera, l'arte… In un verso l'essenza della storia del cosmo, della vita e dell'uomo: dal nulla, un respiro. Che, nella lingua originale suonano allo stesso modo: nulla, nothing, assuona con respiro, breathing. Il poeta intuisce ed esprime anche che il nulla e il respiro >hanno un suono concorde. La nostra vita conosce il nulla, gli attimi di vuoto e sgomento, disillusione. Che spesso la cultura del nostro tempo assolutizza: non hai un cedimento nervoso, un momento di paura, ma una crisi di panico. Sancita come male diagnosticato. Al minimo abbattimento, alla prima crisi di insonnia sei irrevocabilmente depresso (quando la depressione è una patologia seria e grave): non giova solo alle industrie farmaceutiche, ma agli spacciatori del nichilismo, che non sanno che nulla fa rima con respiro, che il vuoto e il soffio animante la vita hanno bisogno l'uno dell'altro, si cercano.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: