venerdì 5 ottobre 2018
Non pensavo che la notizia della morte di Charles Aznavour, il cantate/attore/attivista francese di origine armena, potesse colpirmi così tanto. Cerco di spiegarmene il perché, e di perché ne trovo più d'uno. Per cominciare sono figlio di immigrati italiani in Francia e ho vissuto spesso a Parigi e nella sua banlieue. I grandi nomi della cultura e dello spettacolo (e anche della politica!) erano e sono molto spesso quelli di figli di immigrati stranieri. Per esempio, pensando solo al mondo della canzone e dello spettacolo e certamente dimenticandone molti: Luis Mariano (Spagna); Rina Ketty (anni trenta, Italia); Yves Montand (Italia); Serge Reggiani (Italia); Lino Ventura (solo attore, Italia); Henri Salvador (Antille); Salvatore Adamo (Belgio-Italia); Dalida (Egitto-Italia), eccetera. Eccetera. Eccetera. Eccetera. Aznavour era di origine armena, e non se ne è mai dimenticato, come non se ne sono mai dimenticati gli altri artisti citati e tantissimi francesi di varie arti e mestieri, da Marie Curie a... Sarkozy, mai vergognandosene o nascondendolo. Se sono stati amati così tanto era anche perché la forza di assimilazione della cultura francese permetteva e rispettava la loro «doppia natura», e perché quella cultura ha sempre saputo di dovere tantissimo alla sua apertura «geografica» ed etnica. Aznavour rivendicava la sua origine e si comportava di conseguenza: in rapporto alla storia passata del suo popolo (e al genocidio degli armeni che provocò agli inizi dello scorso secolo la loro diaspora e ha molto ancora a che fare con i loro odierni tormenti); e si è fatto, suscitando l'ammirazione dei francesi, portavoce della storia armena a livello internazionale, anche politico. Aznavour è stato anche un grande cantautore, ma da ex critico di cinema mi piace ricordarlo come ottimo attore in tanti film e in particolare in: La fossa dei disperati di Franju, straziante storia di due giovani evasi da un manicomio; Tirate sul pianista, di Truffaut, da un disperato e bellissimo noir di David Goodis; I fantasmi del cappellaio di Chabrol, da uno dei più bei romanzi di Simenon. E infine in Ararat di Atom Egoyan, un regista canadese-armeno, un film in cui Aznavour era un regista d'origine armena che deve girare un film sul massacro degli armeni... Aznavour ha fatto anche tanta tv, nessun francese poteva dire di non conoscerlo, e di non dovergli qualcosa. Accadrà mai in Italia qualcosa di simile? Dicevano vecchi maestri: la differenza è che i francesi hanno fatto la rivoluzione borghese e noi no.
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