giovedì 28 marzo 2019
«Un mattino partiamo col cervello in fiamme,/ il cuore pieno di rancori e desideri amari,/ e andiamo seguendo il ritmo dell'onda/ cullando il nostro infinito sul finito dei mari (...)/
Ma il vero viaggiatore è chi parte per partire:/ ha il cuore lieve un po' come i palloni,/ non si allontana mai dal suo destino,/ e senza saper perché ripete sempre: "Andiamo!"». È una delle poesie più svelanti di sempre, Il viaggio, di Charles Baudelaire, da cui sono tratti questi versi. Per il bambino, inizia il poeta, il mondo è immensurabile nelle carte e mappe: immenso, sconosciuto. Quanto è diverso da quello del nostro ricordo, così piccolo. Allora ecco che un uomo, come molti altri, un giorno decide di partire: cervello in fiamme, sete di luoghi lontani, mari sconfinati, sogno di infinito... O motivi meno poetici: rabbia per una donna che ti ha lasciato, insofferenza per il luogo natio, per il paese in cui vivi… Frustrazione per il tuo lavoro e noia delle persone che incontri e conosci... Tanti così partono, allontanandosi. Ma il vero viaggiatore, scrive genialmente Baudelaire, non ha nulla in comune con loro: nulla da dimenticare, da cercare, da cui riscattarsi. Parte soltanto per partire, leggero e vuoto come un pallone aerostatico. «Ha voluttà immense, cangianti, sconosciute.../ E il suo nome ci sarà sempre ignoto».
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