venerdì 27 gennaio 2012
Un principe privo di senno moltiplica le angherie, ma chi odia il lucro prolungherà i suoi giorni.
(Pr 28,16)

Servire è ministero, ministro è colui che cinto il grembiule si rende disponibile all'altro; onorevole rimanda al significato profondo della parola, quella promessa come caparra, parola d'onore, l'onore proprio e degli altri da preservare; eccellenza è descrizione di stato singolare, spazio d'accesso per i migliori, offerta di esperienza per il bene comune. Nomi, titoli che segnano il confine tra vere vocazioni e falsi attributi, tra il riconoscimento dovuto ai giusti e agli operosi, che lavorano al servizio della collettività, e la finzione istituzionale che regge il bisogno di legare il proprio personale percorso alla garanzia di un soprannome. Nessuno potrà mai aggiungere una sola virgola alla verità su quanto resterà di sé, nessuno potrà cambiare il giudizio della storia sul suo operato a forza di riconoscimenti comprati. Ciò che più conta, che davvero vale, è il vero che ognuno conosce dentro di sé, e se anche la finzione dovesse durare per tutta la vita, il proprio nome, quello dato a ciascuno il giorno della nascita, resterà uguale. Lo stesso nome pronto a dire se il vero ha accompagnato tutta la vita, pronto a smascherare in ogni istante i falsi signori, arroganti approfittatori dei titoli rubati.
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