Il valore della libertà sta nel suo contenuto
venerdì 24 maggio 2019
Le leggi, le norme, le convenzioni e gli usi sociali, la famiglia e le istituzioni pubbliche non sarebbero, secondo uno dei libri più famosi di Michel Foucault, che un articolato sistema di controllo il cui scopo è «sorvegliare e punire». Dunque anche nella «microfisica del potere» (medicina, linguaggio, educazione, vita sessuale) oltre che nella presenza dello Stato nella vita sociale quotidiana, tutto congiura a controllare gli esseri umani: a controllarli e a punirli in caso di "devianza" dalla norma o dalla cosiddetta normalità. Dagli anni Settanta del secolo scorso, anni in cui si mitizzò teoricamente la libertà come trasgressione, è passato del tempo. Dovrebbe essere ormai facile capire che la libertà ha un valore se ha un contenuto che ha valore. La libertà di fare il bene e la trasgressione in vista del bene non sono la stessa cosa, ma l'esatto contrario dell'essere liberi e trasgressivi facendo il male. Una cosa ovvia? Non tanto, perché nell'estetica che fu avanguardia e ora è cultura di massa e moda giovanile, essere liberi e trasgredire spinge da decenni a gesti considerati in sé validi e spesso più validi se negativi, distruttivi, autodistruttivi, violenti, gratuiti e puramente esibizionistici, di immagine. Oggi anche la pubblicità invita a trasgressioni da compiere acquistando merci nuove. L'ultimo numero di "Internazionale" dedicava la copertina al Capitalismo della sorveglianza, titolo di un libro di Shoshana Zuboff che uscirà a ottobre anche in Italia. Siamo così arrivati al presente e al più probabile futuro: nelle nostre democrazie liberali, in cui tutti i desideri sembrano diritti e il desiderio appare in sé il centro della vita, a sorvegliare non è lo Stato, non sono le norme. Non si sorveglia per punire, ma per soddisfare e incrementare desideri di consumo, acquisto di beni. Non si punisce il desiderio, gli si dà forma, lo si fa nascere per adattarlo a tutto ciò che qualunque tipo di industria ha bisogno di produrre e di vendere. Siamo creati, sorvegliati e irreggimentati non come cittadini ubbidienti, ma come ubbidienti consumatori. Il vero potere è nel Mercato, lo Stato fa di tutto per essere al suo servizio. Sono i colossi informatici a dominare le nostre vite mentali. Scrive Zuboff che gli elementi chiave della nuova logica economica denominabile «capitalismo della sorveglianza» sono stati inventati per Google, adottati da Facebook, «hanno conquistato l'intera Silicon Valley, e poi hanno contagiato tutti i settori dell'economia». Di chi naviga su internet si viene a sapere tutto e questo viene usato per modificare, prevedere i comportamenti, sia di consumatori che di cittadini.
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