martedì 18 gennaio 2011
La misericordia di Dio è come il cielo che rimane sempre fermo sopra di noi. Sotto questo tetto siamo al sicuro, dovunque ci troviamo.

È, questa, la voce di Martin Lutero. La facciamo risuonare nella giornata di apertura della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Nella Bibbia il cielo è considerato come una calotta metallica (il "firmamento") che incombe stabile sulla terra. È la stessa immagine che il celebre riformatore usa per descrivere la bontà misericordiosa di Dio: essa è il tetto della casa del mondo ove gli uomini e le donne vivono, agiscono, peccano, pregano, amano. Su questa folla, quindi, non è fisso un occhio che atterrisce. Certo "il Signore dal cielo si china sui figli dell'uomo per vedere se c'è un uomo saggio, uno che cerchi Dio". E la scoperta che spesso fa è «che essi sono tutti traviati, tutti corrotti» (Salmo 14, 2-3).
C'è, dunque, uno sguardo di giustizia; ma a prevalere è l'occhio sorridente dell'amore paterno. E a questo punto vorremmo accostare a quello di Lutero un passo del Diario di Etty Hillesum, donna ebrea olandese di grande intelligenza e spiritualità, assassinata dai nazisti. Come lei scrive, è «una buffa immagine», eppur profonda: anche noi nelle nostre case, nei nostri cuori possiamo offrire un tetto a Dio perché dimori con noi e in noi. Ecco le sue parole: «Ti prometto, o Dio, che cercherò sempre di trovarti una casa, un ricovero. Io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono tante case vuote, te le offro come all'ospite più importante». È, questa, una continuazione ideale della mini-parabola del Cristo dell'Apocalisse: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (3, 20).
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