venerdì 5 settembre 2003
Il seccatore è necessariamente un uomo, un maschio. Una profonda e felice esperienza della vita mi induce ad escludere che esista il seccatore femmina, mentre esistono oggi le femmine ossia donne brillantemente parificate all'uomo" Ma un solo contrassegno maschile ha ricusato di lasciarsi parificare: l'attitudine a romper l'anima al prossimo: che nella donna è nulla, nell'uomo è infinita. Quando si ha a che fare con lo scrittore Carlo Emilio Gadda (1893-1973) non si è mai sicuri se ci si muove nell'area del paradosso o della realtà, dell'ironia o dell'evidenza. Questa osservazione sul seccatore maschio, annotata nel 1955 e pubblicata nel 1971, vive dell'ambiguità appena evocata ma permette una duplice considerazione. La prima riguarda le donne, vittime - tra i tanti soprusi - anche dello stereotipo dell'essere chiacchierone, condiviso dalla stessa Bibbia se è vero che nei Proverbi si legge che «è meglio abitare in un sottotetto che con una donna bisbetica in un palazzo» (21, 9). Certo, i luoghi comuni hanno sempre un'anima di verità, ma Dio ci liberi dai maschi vaniloqui, che pure sono una legione. Lo stesso ragionamento vale per i seccatori. Se stiamo all'osservazione di Gadda, il poco lusinghiero privilegio
toccherebbe a noi uomini e sarei tentato di condividere l'affermazione, visto il numero non esiguo di petulanti che nel mio piccolo devo annoverare. Chiedono favori senza pudore, esigono, importunano con ogni mezzo, ignorando la discrezione e non scoraggiandosi di fronte ai dinieghi. Ma che non esistano scocciatrici questo è francamente eccessivo, a meno che l'asserto non sia ironico. A questo punto, però, dovremmo rivolgerci una piccola domanda: e noi non abbiamo mai infastidito proprio alcuno?
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