venerdì 22 settembre 2006
Tutti i nodi vengono al pettine. Quando però c'è il pettine. Il titolo era già un programma, Nero su nero: così Leonardo Sciascia volle sintetizzare il suo «diario in pubblico», edito nel 1979. Il filo (nero, appunto) del pessimismo pervade quelle pagine che bollano tanti vizi e vezzi della società italiana. Un esempio per tutti: «È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino" I cretini ora sono adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa, l'olio e il vino dei contadini». Nel motto sopra citato lo scrittore siciliano colpisce amaramente più che sarcasticamente l'invincibile ingiustizia sociale che rimane costantemente impunita, pronta a brillare più di prima e a procedere impettita e sicura della sua intangibilità. Manca il pettine del giudizio severo, intransigente, rigoroso. Le manovre, allora, continuano tranquille e s'aggrovigliano nei loro nodi di interessi, negli intrighi e negli intrallazzi. La certezza dell'impunità o di percorsi così lenti della giustizia da far uscire immuni fa calare il senso etico; la tolleranza eccessiva, i condoni facili e sistematici, la caduta della legalità rendono sempre più arditi e arroganti i prevaricatori. Non è, questo, un problema che riguarda solo la mafia o la criminalità; è un allentamento morale che serpeggia un po' in tutti e che fa invocare un pettine, certo, non così fitto da essere esasperante, ma ben calibrato e forte, tale da fermare e scardinare i nodi grossi ma anche quelli piccoli e compatti.
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