sabato 29 settembre 2012
«Sì, come tutti sanno, acqua e meditazione sono sposate per sempre». Herman Melville, per bocca del suo marinaio-narratore Ismaele, attribuisce a tutti gli uomini una conoscenza assodata: il matrimonio originario ed eterno tra acqua e meditazione. È importante che questa affermazione perentoria e tranquilla provenga dalle labbra di un marinaio, non di un filosofo. E mostra quanto esistano relazioni così evidenti da essere considerate naturali. Il rischio della modernità, è che dal naturale si passi all'ovvio. Una conoscenza metabolizzata non ha bisogno di essere evocata, agisce. Passando all'ovvio, comincia a dileguare, fino a svanire e cancellarsi definitivamente. L'uomo contemporaneo ha perso la relazione con gli elementi primi, anche se solo in parte: la notte del 10 agosto, san Lorenzo, vedo sulla spiaggia e sulle terrazze una folla di persone come me, col naso all'in su. Ricordiamo che davanti alla pozza d'acqua l'uomo non si perde, come Narciso, ma medita: vede la propria immagine sapendo però che è altra cosa dal suo volto. Vede riflesso il cielo, il ramo di un albero, e comprende che quello sul velo d'acqua non è propriamente il cielo o il ramo. Meditare non è solo mestiere da grandi sapienti. È prima di tutto questa domanda spontanea, elementare. Quella dei grandi sapienti, naturalmente.
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