martedì 6 luglio 2004
Bada a non avere mai nei confronti del misantropo i sentimenti che il misantropo nutre nei confronti degli altri uomini. Si riesce a capire perché la tradizione cristiana antica rimase affascinata dal pensiero che l'imperatore Marco Aurelio affidò ai Colloqui con se stesso o, come sono più noti, Ricordi. Certo, siamo nel II sec. d.C. e il cristianesimo ha già lasciato una sua prima impronta ma è indubbio che in queste meditazioni filosofiche di stampo stoico brilla una spiritualità autentica, alimentata da un severo e costante esame di coscienza. E' il caso anche del monito da noi citato riguardante il misantropo. In pratica il filosofo imperatore ci esorta a non ricambiare il male col male. Chi detesta gli altri può suscitare nel nostro cuore sentimenti di avversione nei suoi confronti: noi, invece, dovremmo infrangere questa catena di odio e replicare con generosità e tolleranza. Certo, Marco Aurelio non parla esplicitamente di amore per il nemico, come aveva fatto Gesù. Tuttavia il suo è un atteggiamento aperto che spezza la legge della reciprocità, preziosa nel bene ma pericolosa nel male. In un altro passo egli dichiara: «Gli uomini sono nati gli uni per gli altri. Ammaestrali dunque o sopportali». La sopportazione è certamente meno dell'amore ma è un atto di liberalità e di coraggio, importante in un mondo che prediligeva la reazione netta e sferzante. Raccogliamo, perciò, almeno il monito dell'antico maestro pagano e impariamo a superare la legge dell'azione-reazione che, se può valere in fisica, nella società crea soltanto una rete di tensione, di incomprensione e di odio.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: